Nessuna punizione, almeno per ora. È questo l’orientamento emerso dal Comitato esecutivo dell’Uefa. Dall’Assemblea di A è arrivata la reprimenda del presidente dal Pino ma nessuna sanzione. È possibile che saranno i singoli club a intraprendere iniziative a carattere personale. Ieri le tre italiane hanno dovuto affrontare le forche caudine degli altri club. Non si è collegato Agnelli. Mentre c’erano Beppe Marotta, ad dell’Inter, e Paolo Scaroni, presidente del Milan. Entrambi in solenne silenzio. Duro monologo del presidente Dal Pino a bianconeri e nerazzurri. Le due (su tre) società che avevano votato contro l’ingresso dei fondi (che, a loro volta, avevano inserito una clausola anti Superlega): «Se di mattina tessevate la tela della serie A, la sera la disfacevate per interessi personali». I più risentiti sono stati Massimo Ferrero (Sampdoria), Enrico Preziosi (Genoa), Stefano Chisoli (Spezia) e Guido Fienga (Roma). Il presidente dei blucerchiati, in chiusura di riunione, ha chiesto se Marotta e Scaroni si dimettessero, ma gli è stato fatto notare che la questione non era all’ordine del giorno. Nessuna causa alle tre da parte della Lega, ma non è escluso che – scelta individuale – qualche medio piccola possa intentarla. Varato il nuovo bando (pacchetto 2) dei diritti televisivi 2021-2024. Niente gara in chiaro, nessuna modifica rispetto a quello rimasto invenduto dopo il no agli 87,5 milioni di euro offerti da Sky. La serie A punta a incassare 150 milioni.
A NYON
«Chi fa parte della Superlega escluso dalla Uefa» ha tuonato Ceferin. Quella che si è respirata ieri a Nyon è una calma apparente perché dei provvedimenti potrebbero essere presi in futuro. A carattere individuale, non nei confronti dei club che hanno firmato l’accordo per la creazione della Superlega. Magari potrebbero arrivare squalifiche per i dirigenti. Durante la riunione ha preso la parola anche Gabriele Gravina, presidente della Figc. Si è rivolto al numero uno dell’Uefa, Aleksander Ceferin, uscito più forte da questa contesa ma con un amico in meno (Andrea Agnelli).
L’IRA DI PEREZ
Tornando alla Superlega, ieri JP Morgan ha preso le distanze ammettendo di aver «giudicato male» il progetto che avrebbe finanziato e che si è trasformato in un fiasco: «Impareremo da questo», in estrema sintesi la riflessione del portavoce. Il più arrabbiato di tutti resta, invece, Florentino Perez. Il presidente del Real Madrid è andato all’attacco delle società (le sei inglesi) che hanno fatto marcia indietro: «Chi è uscito dalla Superlega deve pagare una penale di 300 milioni di euro». Minaccia di portare tutti in tribunale, ma si ha la sensazione che, in realtà, sia soltanto un suo modo di alzare la voce perché consapevole di essere stato stracciato su tutti i fronti. Infatti, i club di Premier non temono niente di tutto questo, nonostante abbiano stracciato il famoso «patto di sangue», di cui aveva parlato Agnelli. Tra l’altro, sulla vicenda c’è anche un aspetto economico. Secondo il sito tedesco Der Spiegel, la ripartizione degli introiti non sarebbe stata in egual misura per tutte le partecipanti. Milan, Inter, Atletico Madrid e Borussia Dortmund avrebbero incassato meno rispetto agli altri club fondatori. Si complica la posizione di Ed Woodward, ex vice presidente e ad del Manchester United, perché avrebbe nascosto il progetto della Superlega al governo britannico.