Superlega, debiti per 6,5 miliardi: alle dodici squadre serve un paracadute

Superlega, debiti per 6,5 miliardi: alle dodici squadre serve un paracadute
di Roberta Amoruso
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Lunedì 19 Aprile 2021, 23:15 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 11:05

Prendi i quasi 6,5 miliardi di euro di debiti certificati dopo la pandemia dalle 12 società fondatrici della Superlega e sommali agli 800 milioni di ricavi che hanno bruciato nell’anno del Covid. Ci vuole poco per intuire che il fallimento non è più solo una prospettiva teorica. E allora la ricerca di un paracadute è quasi obbligata. Non importa quanto elegante. In gioco c’è la sopravvivenza.

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C’è tutto questo dietro la strada imboccata a sorpresa dalle principali squadre europee per dire addio alla Champions League e farsi un campionato europeo tutto loro, la Superlega.

Sono i club “più ricchi” d’Europa, ma solo a parole perchè anche nel 2021 si troveranno a dover tamponare una voragine. Secondo la 24esima edizione della Football Money League, pubblicata dallo Sports Business Group di Deloitte a gennaio, i club top 20 (per fatturato) del calcio mondiale perderanno ben oltre 2 miliardi di ricavi entro la fine della stagione 2020/21, il doppio dell’anno prima in cui erano sfumati 1,1 miliardi. In due anni i dodici club avranno bruciato da soli qualcosa come 2,2 miliardi di euro. 

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IL BUCO

Del resto certi debiti sono diventati insostenibili tra crollo dei diritti televisivi e azzeramento dei ricavi da stadio, solo minimamente compensati dalla crescita dei ricavi commerciali. In altre parole, la strada dell’addio a Fifa e Uefa con la creazione della Superlega è un modo per buttarsi alle spalle certi problemi. Non solo il famoso tetto su debiti che proprio Fifa e Uefa hanno già chiesto da tempo di ridurre. La stessa Uefa ha fatto sapere che sarebbe proprio il fatto che l’associazione europea non vuole concedere un maggiore controllo sulla vendita di diritti televisivi e commerciali ad aver fatto scattare la reazione.

Non a caso, secondo quanto riportato dal Financial Times, gli organizzatori della Superlega avrebbero già tenuto colloqui preliminari con alcune emittenti tv sulla competizione, cercando di assicurarsi accordi con Amazon, Facebook, Disney e Sky. Contratti che porterebbero le entrate annuali della competizione a un valore di 4 miliardi, secondo alcune stime, di fatto il doppio dei premi distribuiti dalla Champions League, la principale competizione continentale per club. Incassi certi e garantiti di diritto a pochi eletti aiuterebbe i club a sostenere investimenti e programmazione. E addio volatilità dei ricavi, visto che la partecipazione alla top League Ue non sarebbe legata al raggiungimento della performance sportiva nel campionato nazionale. Senza considerare le potenzialità per sfruttare, senza troppi paletti, i brand dei club più seguiti. Un tesoro prezioso tra sponsorizzazioni e merchandising.

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LO SCHEMA

Funzionerà così, se davvero il progetto andrà in porto. I 15 club fondatori avranno circa 3,5 miliardi come prestito-contributo una tantum a supporto dei loro piani di investimento e per blindare l’impatto della pandemia Covid 19. Ed è Jp Morgan a finanziare il capitale iniziale. Ma in cabina di regia ci sarebbero anche altri fondi americani in arrivo, pronti a mettere a frutto un mercato del calcio europeo che può valere molto di più se rivisto su modello dello show business americano. 

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Le risorse non potranno essere utilizzate sul calciomercato, ma dovranno essere destinate agli investimenti sulle infrastrutture (quindi stadi) e per ridare fiato ai bilanci. Ai primi sei club fondatori andranno 350 milioni a testa, con importi progressivamente limati fino ad arrivare agli ultimi tre club, a cui sarebbero riservati 100 milioni. Passando invece alla distribuzione dei ricavi, il 65% sarebbe equamente distribuito, per metà alle società fondatrici e per l’altra metà a tutti i partecipanti alla Superlega. Un altro 20% è destinato ai “meriti” sul campo in base ad uno schema preciso, con il restante 15% distribuito sulla base del “peso” commerciale.
Infine, il piano prevede anche contributi di solidarietà al calcio Ue, con l’obiettivo è di raccogliere 10 miliardi. Una consolazione che non piace praticamente a nessuno, tra le istituzioni del calcio, i tifosi, e anche la politica. Il progetto piace invece alle Borse: ieri il titolo Juventus ha guadagnato a Piazza Affari il 17,8% mentre il progresso del Manchester United quotato a Wall Street ha sfiorato il 10%.

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