Roma, stop allo scambio Dzeko-Sanchez con l'Inter: manca la quadra sugli ingaggi

Dzeko (foto Mancini)
di Stefano Carina
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Sabato 30 Gennaio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 08:05

Per ora non si fa. Dzeko rimane a Roma, Sanchez a Milano. Guai però a dare la trattativa per morta. Perché mancano ancora tre giorni alla chiusura del mercato e la stessa vicenda ha dimostrato come il colpo di scena sia sempre dietro l’angolo. Senza contare che la Roma è in grave difficoltà nella gestione di un caso che di ora in ora diventa sempre più complicato. Internamente ed esternamente. Al momento, però, se l’Inter non proporrà una modalità diversa, la Roma si fermerà qui cercando, a mercato chiuso, di ricomporre la frattura tra Fonseca e il suo attaccante. Non facile ma nemmeno impossibile vista la posta in palio (la qualificazione in Champions). Il problema emerso sin da giovedì tra i due club riguarda la differenza tra gli ingaggi dei giocatori: i due guadagnano infatti più meno la stessa cifra al netto (Dzeko 7,5 milioni, 7 Sanchez). Nel caso del cileno, però, i nerazzurri (che non hanno la possibilità di effettuare investimenti, essendo in corso la due diligente della Bc Partners) possono usufruire dello sconto sulle tasse (detrazione del 50% sul reddito imponibile) previsto dal decreto crescita. Di conseguenza, lo stipendio del cileno che al lordo lievita 9,1 milioni, crea un risparmio per chi lo deve pagare pari a 2 milioni. Che la Roma avrebbe dovuto colmare o attraverso il cash oppure prendendo in prestito un altro calciatore (Pinamonti o Radu) che avrebbe così coperto con l’ingaggio i 2 milioni mancanti. Dopo una nottata di consultazioni interne, a Trigoria (anche per un indice di liquidità al limite) hanno deciso, almeno per adesso, d’interrompere la trattativa. Con il like al volo di capitan Pellegrini, su Instagram, per festeggiare la fumata nera. 

FRENATA
Che i pezzi dovessero trovare l’incastro giusto, si era già intuito dalle parole di Antonio Conte in conferenza stampa poco prima dell’ora di pranzo: «Chiarisco che non ho chiesto nulla alla proprietà. Se qualcuno accosta Dzeko all’Inter per una mia volontà è lontano anni luce dalla realtà.

La rosa è questa: se qualcuno decidesse di andare via perché infelice potrebbe cambiare qualcosa. Oppure se si presentassero delle opportunità a spesa zero». Scenario poi confermato nel pomeriggio dalla frenata che ha visto concordi entrambe le parti. E adesso? Ricordato che mancano ancora 72 ore al termine della sessione invernale, se Edin resterà in giallorosso andrà trovato un compromesso con Fonseca. Pinto riuscì a sanare una situazione simile al Benfica con l’ex milanista Taarabat. Anche lui ai ferri corti sia con il tecnico che con il presidente del club, Luís Filipe Vieira, che all’epoca fu ancora più drastico: «Non indosserà mai più la maglia del Benfica». C’è voluto del tempo (e un prestito al Genoa) ma alla fine la mediazione dell’attuale general manager giallorosso ha fatto sì che il marocchino sia tornato nella società lusitana dove da due stagioni è titolare. In questo caso servirà qualcosa di più immediato. Il pesante insulto (reiterato) rivolto da Edin al tecnico, reo di non farlo entrare nel match di Coppa Italia contro lo Spezia (dentro solo ai supplementari), al quale è poi seguito un turbolento ritorno negli spogliatoi con frizioni molto accese tra l’attaccante e almeno un membro dello staff, merita secondo Paulo delle scuse. Non soltanto a lui, ma alla squadra. Il bosniaco - benché sollecitato dai compagni (Pellegrini in primis, ma si sono aggiunti negli ultimi giorni Mancini, Cristante e Mirante) per adesso fa muro. Se tuttavia lunedì sarà ancora nella Capitale, probabile che entri in scena anche il Ceo Fienga al quale è stato chiesto per il momento di non intervenire. Intanto Edin sarà escluso dalla lista dei convocati con il Verona. Recupera invece Mkhitaryan, non Pedro. Mercato: Fazio rischia di restare, il Parma ha preso Bani. Ieri El Shaarawy ha svolto le visite mediche, oggi l’annuncio. In giornata sbarca Reynolds.

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