Stadi aperti, ma sembrano ancora vuoti

Stadi aperti, ma sembrano ancora vuoti
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 21 Settembre 2020, 07:30
Gli stadi tornano a colorarsi. Qualche piccola macchia. Ma è un inizio. O almeno così sperano le squadre di serie A che sono già in pressing per aumentare la capienza. L’obiettivo è quello di avere il 40% dei tifosi. Sabato a Verona ce n’erano appena 114 (troppo poco tempo a disposizione), esauriti i mille a Parma e a Reggio Emilia. Così come ieri sera allo Stadium della Juventus. 

MEDICI COVID
Il Milan ha già provveduto per la gara di questa sera a riempire San Siro. Ci saranno anche i medici che hanno lottato contro il Covid. Nessun biglietto messo in vendita ma i club hanno puntato solo sugli omaggi. Agli sponsor in particolar modo che i presidenti hanno voluto tutelare. D’altronde nelle aree commerciali pagano cifre che vanno dai 5 mila ai 10 euro. Il resto sono stati inviti per persone vicine o familiari dei giocatori. Sarà così anche per le altre gare in attesa che cambi il Dpcm. Vendere mille biglietti non fa coprire le spese di “apertura” e messa in sicurezza dei vari impianti. Basti pensare al costo degli steward, degli addetti alla sicurezza e a tutto il personale necessario per far rispettare il protocollo. Estremamente rigido. Misurazione della febbre, carta d’identità da mostrare, igenizzazione, distanziamento e di restare seduti al posto assegnato. La mascherina, obbligatoria dal momento dell’ingresso nell’impianto sportivo, dovrà essere indossata per tutta la durata del match e si potrà togliere solamente all’uscita. Vietato portare striscioni e bandiere. Si è vista qualche sciarpa ma quelle erano tollerate. Protocollo anche per l’uscita: al termine della partita i vari speaker hanno annunciato il deflusso degli spettatori in modo scaglionato. Il tutto è avvenuto sotto l’occhio attento di vigilantes e steward che hanno garantito il corretto comportamento.

POLEMICHE
Non è stato tutto rose e fiori perché in più di una occasione è stato difficile mantenere il distanziamento. Qualche richiamo anche per le mascherine abbassate. A Verona ad esempio prima all’arrivo dei pullman un centinaio di tifosi dell’Hellas si sono accalcate ai cancelli senza rispettare le distanze. E qualcuno ha fatto notare che il Bentegodi non fosse proprio al top dal punto di vista della pulizia. Un primo esperimento che verrà ripetuto con le stesse modalità anche per le prossime partite. Per vedere più persone si dovrà aspettare almeno il 17 ottobre, ossia la quarta giornata di campionato. Deadline che governo e mondo del calcio si erano dati già tempo fa. L’ingresso consentito a soli mille persone non è affatto piaciuto agli ultras che hanno manifestato contro questa decisione al grido di: «O tutti o nessuno». Macchie di colore ma niente calore. Gli stadi sono sembrati sempre freddi. Una sensazione esternata dal tecnico del Napoli, Gattuso ieri a Parma: «E’ ancora un altro sport. Mille o nessuno cambia niente. Non è calcio per ora, lo facciamo perché siamo professionisti ma il tifoso è il calcio».

BASKET E FORMULA UNO
Non solo calcio perché anche gli altri sport si stanno attrezzando. Anche qui i governatori delle regioni sono andati per la loro strada. Nei palazzetti al chiuso era consentito un massimo di 700 spettatori, ieri per la finale di Supercoppa di basket ha aperto a 2300 spettatori, pari al 25% della capienza. Stessa linea che seguirà il Piemonte. Martedì prossimo, intanto, si aprirà la prevendita dei biglietti per la prima edizione del Gran premio di Formula 1 Emirates Gran premio dell’Emilia Romagna, in programma nel week-end 31 ottobre-1 novembre, a Imola. L’autodromo ‘Enzo e Dino Ferrarì avrà la possibilità di ospitare 13.147 spettatori in ciascuno dei 3 giorni. «Se ci fosse uniformità di valutazione sarebbe l’ideale». ha rimarcato il presidente del Coni Giovanni Malagò.
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