Parolo-Immobile, se la ripresa è da oscar. Ciro raggiunge Rivera e con Simone supera il duo Pippo Inzaghi-Ancelotti

Parolo-Immobile, se la ripresa è da oscar. Ciro raggiunge Rivera e con Simone supera il duo Pippo Inzaghi-Ancelotti
di Valerio Cassetta
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Luglio 2020, 07:30
Una ripresa da Oscar a lieto fine, dopo un primo tempo da horror. Marco Parolo e Ciro Immobile, croce e delizia della Lazio che sbanca Torino in rimonta. Avvio da dimenticare, secondi 45 minuti da protagonisti. I due biancocelesti si fanno perdonare gli errori commessi e trascinano la squadra nella lotta al tricolore. La metamorfosi del centrocampista e dall’attaccante si compie durante l’intervallo. I ragazzi di Farris, il vice di Simone Inzaghi (squalificato, ma presente in tribuna), si guardano negli occhi con la promessa di ribaltare il risultato. Detto, fatto. Immobile, servito in profondità da Luis Alberto, beffa Sirugu con un sinistro velenoso. Una rete per rispondere all’amico Belotti, autore del momentaneo vantaggio su rigore, e per riscattare sia le occasioni sprecate in precedenza sia il rigore causato con un fallo di mano. L’attaccante della Nazionale, quando spara alto da pochi passi, si dispera. Quasi si innervosisce. Forse accusa l’episodio che porta Massa a decretare il penalty sul tiro di Nkolou. Vorrebbe sfondare la porta e guidare la sua Lazio a caccia della Juventus. Ci riesce con merito al rientro dagli spogliatoio. Ciro raggiunge Gianni Rivera a quota 128 gol in A e bissa il record di 29 gol in un singolo campionato per un giocatore della Lazio. Lo aveva già raggiunto nella stagione 2016/17. Meglio di lui solo un giocatore, Antonio Valentin Angelillo, con 31 reti allo stesso punto della stagione nel torneo 1958/59. Non solo: nella storia della Serie A mai un giocatore aveva segnato tanti gol, ben 96, sotto la stessa guida tecnica, superando la coppia Ancelotti-Pippo Inzaghi, ferma a 95 centri.

RINASCITA
Il suo pareggio è il preludio alla rimonta laziale, completata da Parolo.
«Sono contento per il gol e per la vittoria, mi mancava segnare, anche se è vero che quest’anno poche volte ho fatto la mezzala», racconta l’ex Parma, che non trovava la via della rete dal maggio 2019 contro l'Atalanta all’Olimpico. Il suo destro dal limite, deviato da Bremer, è un premio alla costanza e alla determinazione. Il modo migliore per cancellare quel disimpegno sbagliato di testa che porta il Toro all’azione del rigore. «Ci ho creduto e mi sono riscattato - spiega Parolo -, Era importante vincere, abbiamo avuto un grande spirito, abbiamo comandato in lungo e largo e la vittoria è meritata». Il numero 16 biancoceleste convince e risponde sul campo a chi aveva dubbi circa la sua condizione fisica con tanti impegni ravvicinati. «Abbiamo carattere, idee, principi, giochiamo sempre per vincere. Il nostro sogno è la Champions League, poi proveremo a dare fastidio alla Juve e oggi sono tre punti fondamentali». Insomma, la parola scudetto non viene pronunciata. La scaramanzia è d’obbligo, ma pensare in grande è lecito e si può. «A Bergamo ci siamo levati la ruggine, ora stiamo prendendo ritmo e fiducia, poi vincere ti fa stare sereni e ti fa recuperare meglio», questa la ricetta per continuare a stupire. Contro il Milan con l’assenza annunciata di Leiva toccherà ancora lui. Simone Inzaghi riscopre un titolare in più e un punto di riferimento per lo spogliatoio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA