Sport, trasferte vietate solo se è in quarantena il 35-40% della squadra

Niente Ffp2 per i calciatori che hanno ricevuto tre dosi e entrano a contatto con un positivo

Sport, trasferte vietate solo se è in quarantena il 35-40% della squadra
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 12 Gennaio 2022, 07:11

Niente quarantena dopo un contatto stretto con un positivo né obbligo di indossare la mascherina Ffp2 durante gli allenamenti per gli sportivi con il booster. E ancora, accesso libero agli spogliatoi per chi ha ricevuto la terza dose, a patto di restare in una bolla senza contatti esterni, e soprattutto blocco del gruppo squadra (con partite e trasferte vietate) solo nel caso in cui al suo interno ci sia almeno il 35-40 per cento di contagiati.
È questa, a grandi linee, la proposta di protocollo redatta ieri dai tecnici dei ministeri della Salute, degli Affari Regionali e dello Sport che verrà presentata in mattinata alla Conferenza delle Regioni. Lo scopo è chiaramente quello di dare indicazioni precise e limitare il libero arbitrio delle Asl locali che, specie per quanto riguarda la Serie A, hanno preso più volte decisioni difformi per casi analoghi, scatenando non poche polemiche.

Sport, le regole

In pratica c'è da razionalizzare le indicazioni fornite fino a questo momento, ed evitare il costante rinvio delle partite in cartello e dei conseguenti ricorsi al Tar. L'idea è trovare un equilibrio tra le regole che risalgono al giugno 2020, in piena epoca pre-vaccinazione, quando fu introdotto il concetto di bolla, e le ultime norme definite dal governo alla fine dello scorso anno. Vale a dire la possibilità per i vaccinati con tre dosi, nel caso di un contatto stretto con un positivo, di evitare la quarantena cautelativa a patto di indossare sempre la Ffp2 per i 10 giorni successivi. Possibilità questa, chiaramente inapplicabile per gli sportivi che sul posto di lavoro, e quindi durante gli allenamenti, senza dubbio non potrebbero indossare sul volto il dispositivo di protezione.
«Nessuna deroga né alcun privilegio - assicura però uno dei tecnici che ha preso parte alla lunga giornata di lavori, seguito di un incontro politico a cui hanno partecipato anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, il numero uno dei medici sportivi italiani Maurizio Casasco e il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga - solo un lavoro sartoriale necessario a trovare un equilibrio tra le esigenze particolari del mondo sportivo e quelle della salute di tutti».

 

Ovviamente la partita è tutt'altro che chiusa.

La proposta definita ieri (in realtà sulle percentuali non c'è un'intesa blindata), se accolta dai governatori, finirà infatti sul tavolo del Comitato tecnico scientifico già venerdì. Una volta validata anche dal Cts la palla tornerà al governo che, come spiegano i tecnici delle Regioni, «dovranno adottare un nuovo provvedimento per chiudere la faccenda e fare ordine in maniera definitiva». Un iter lungo che però, soprattutto nelle intenzioni delle ministre Vezzali e Gelmini, deve essere rapidissimo. L'obiettivo infatti, è quello di rendere operativo il nuovo protocollo già questo fine settimana, spegnendo sul nascere eventuali nuove polemiche dovute al rinvio di qualche incontro.

L'iter

Una pratica complessa che si punta a risolvere applicando più o meno gli stessi principi particolari adottati per il ritorno degli studenti in classe dopo le festività di Natale. «La differenza - spiegano - è che in questo caso abbiamo adulti vaccinati e gruppi squadra più grandi rispetto ad una classe. Per questo è impossibile definire, come per le scuole, un numero unico (1, 2 o 3 positivi per far scattare la quarantena di tutti ndr), ma si opta per una percentuale».
La proposta di lavoro iniziale, a quanto trapela, era quella di isolare l'intero gruppo squadra solo con il 50 per cento degli sportivi contagiati. Soglia che invece, soprattutto i tecnici del ministero della Salute, per il principio di massima precauzione in una fase così delicata dell'emergenza sanitaria, hanno intenzione di far calare al 35-40 per cento. Vale a dire che il rinvio delle partite della Serie A arriverebbe solo nel momento in cui una delle due squadre, si ritrovi con in isolamento 7 o 8 giocatori. Cifra che peraltro finirebbe con il far assomigliare molto il nuovo protocollo al «con 13 giocatori a disposizione si gioca» indicato come via maestra dalla Lega Calcio nei giorni scorsi.
 

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