Spezia, storia di un fenomeno che parla "Italiano"

Spezia, storia di un fenomeno che parla "Italiano"
di Alessandro Angeloni
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Sabato 22 Agosto 2020, 07:35
Primo protagonista: Gabriele Volpi “il bianco più ricco d’Africa”. Lui, patron e mentore e braccio ricco dello Spezia, neo promosso in serie A. In Nigeria, il patron, ha trovato parte della sua fortuna, trasferendocisi verso la metà degli anni ‘70 (ha creato un gruppo della logistica con un fatturato stimato in due miliardi di dollari). Imprenditore illuminato e analizzato (alle prese in passato con beghe legali relative alle sue attività), amante dello sport, della pallanuoto in particolare (è proprietario della plurititolata Pro Recco Waterpolo 1913) e quindi pure del calcio, rimodellando lo Spezia (e anche il Rijeka), che, preso nel 2008, lo ha traghettato dalla serie D alla serie A, ripianando debiti per più di 40 milioni di euro. Oggi lo Spezia è un club solido, brillante, visionario, come il suo allenatore, l’uomo delle promozioni, un piccolo Maurizio Sarri o il nuovo De Zerbi, ovvero Vincenzo Italiano, praticante del 4-3-3 iperoffensivo. E qui, con Italiano, siamo al secondo protagonista, o forse il primo a pari merito con il patron Volpi, senza dimenticare la gestione aziendale del tutto, divisa tra il presidente Stefano Chisoli e il dg Guido Angelozzi. Italiano, siciliano nato in Germania, discreto calciatore nelle varie serie, bandiera del Verona, passato anche per Chievo e Genoa, viene da due promozioni di fila come allenatore, con Trapani (ha terminato la carriera nel 2014 nel Lumezzane), dalla C alla B e con lo Spezia, dalla B alla A. Scherzo del destino, in Liguria il nemico, il Genoa, si è innamorato di lui. Ma nessuno, né Volpi, né Chisoli vogliono lascialo scappare: «Resta qui». Vedremo. Ha un anno di contratto. 
VOLPI E PEZZI DI ROMANISMO
Nulla è scontato, la voglia di volare è legittima in lui. Genova è più di La Spezia, almeno sulla carta, ma poi non sai mai quali siano i rischi nel lasciare la strada vecchia. Non era scontata nemmeno la promozione dello Spezia, mai accaduta in 114 anni di storia. Dal 1906. Fa storia lo scudetto assegnatogli in tempo di Guerra, quello del 44, quando il campionato non era a girone unico e l’Italia era divisa dal sanguinoso conflitto mondiale (vinse con il nome di Gruppo Sportivo 42º Corpo dei Vigili del Fuoco). 
FESTE DIVERSE
Scudetto in tempo di guerra e promozione storica in tempo di Covid, c’è sempre qualcosa di eccezionale nella storia. Qualcosa di dolce nell’atmosfera tremenda. E oggi la Liguria, che risorge per il nuovo Ponte Morandi e per il calcio, per la prima volta, ha tre squadra in serie A. Quanta grazia. Tre derby, tra due nobili, Samp e Genoa, e una Cenerentola, lo Spezia. Che però è un modello economico, un club dal bilancio verde, non al pari delle cugine regionali. Bisognerà solo capire se Volpi si farà ingolosire dalla serie A e per quanto tempo, visto che in Liguria si parla di una possibile cessione. Ma non è questo il momento, c’è una città in festa, assembrata nella gioia, che porta in trionfo Italiano e la sua banda di giovanotti di belle speranze e quattro di questi, Roma, li conosce bene: i fratelli Ricci, Matteo e Federico, Capradossi e Marchizza, chi più chi meno, protagonisti della cavalcata spezzina. E a Bruno Conti devono fischiare le orecchie, sicuro. E in passato sono transitati da queste parti Sadiq e Nura, pescati per conoscenze nigeriane da parte di Volpi, poi girati in giallorossi, con fortune e destini diversi. E adesso, la piccola deve diventare grande. Come lo stadio, il Picco, che è ancora poco per la A. «Per ora non è pronto ma ci siamo già attivati col sindaco Peracchini per programmare i lavori nel più breve tempo possibile. Lo avremo disponibile presto. Stiamo valutando varie ipotesi ed entro lunedì dovremo sciogliere anche questo nodo con la Lega». Auguri. 
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