Lei perònon è nato a Roma... «Io sono nato a Lecco perché mio papà Mauro, ex laziale, giocava proprio lì, ma il mio paese è Grotte di Castro, in provincia di Viterbo. Qui a Ferrara vivo da solo,non sono sposato, né fidanzato. Appena posso, torno a Grotte. I miei abitano lì. È un paese di tremila abitanti, anche d’estate è tranquillo, vadoal lago di Bolsena. Stouna pacchia, poi mia mamma è di Acquapendente. E sono tifoso della Fiorentina, da sempre, perché mio zio è tifosissimo. Poi è chiaro che mi sono appassionato alla Roma con il tempo». Allora perché l’ha lasciata? «Se fosse rimasto Luis Enrique, non mi avrebbero mandato via. Ricordo che a metà di quella stagione sono andato dal ds Walter Sabatini con i miei procuratori e gli ho detto: “Direttore, devo giocare”. A rispondere è stato Luis Enrique: “Federico lo faccio crescere io, rimane con me”. Così sono rimasto. Per me, fare a 19 anni nove presenze in prima squadra, esordire in A contro la Juventus e giocare in Europa League è stato fantastico. E non sentivo neppure unapressione pazzesca». Perché Luis Enrique ha fallito? «Era la prima grande esperienza per lui. Arrivava alla Roma, era appena cambiato tutto, si era insediata la dirigenza americana, la rosa era stata rifondata.
Luis era alla prima avventura lontano dalla Spagna e, se sei inesperto, a Romati sfondano». Loha risentito? «Gli homandatounmessaggio dopo che aveva vinto la Champions con il Barcellona. Però non c’è mai stata la possibilità di tornare a lavorare insieme. Credo che, una voltaandatoviadallaRoma,abbia volutostaccare del tutto laspina». Il suo rapporto con i capitani? «Totti parlava poco: gli piaceva scherzare e prendere in giro tutti, però se c’era da dire qualcosa la diceva. Con De Rossi ho un rapporto particolare. Posso raccontareunacosa? » Prego. «Prima del mio esordio in Serie A Daniele mi disse: “Sei un predestinato, a nessuno accade la fortuna di esordire in SerieAcontro la Juve Fiorentina, da sempre, perché mio zio è tifosissimo. Poi è chiaro che mi sono appassionato alla Romaconil tempo». Allora perché l’ha lasciata? «Se fosse rimasto Luis Enrique, non mi avrebbero mandato via. Ricordo che a metà di quella stagione sono andato dal ds Walter Sabatini con i miei procuratori e gli ho detto: “Direttore, devo giocare”. A rispondere è stato Luis Enrique: “Federico lo faccio crescere io, rimane con me”. Così sono rimasto. Per me, fare a 19 anni nove presenze in prima squadra, esordire in A contro la Juventus e giocare in Europa League è stato fantastico. E non sentivo neppure unapressione pazzesca».
Perché Luis Enrique ha fallito? «Era la prima grande esperienza per lui. Arrivava alla Roma, era appena cambiato tutto, si era insediata la dirigenza americana, la rosa era stata rifondata. Luis era alla prima avventura lontano dalla Spagna e, se sei inesperto, a Romati sfondano». Loha risentito? «Gli homandatounmessaggio dopo che aveva vinto la Champions con il Barcellona. Però non c’è mai stata la possibilità di tornare a lavorare insieme. Credo che, una volta andatoviadallaRoma,abbia volutostaccare del tutto laspina». Il suo rapporto con i capitani? «Totti parlava poco: gli piaceva scherzare e prendere in giro tutti, però se c’era da dire qualcosa la diceva. Con De Rossi ho un rapporto particolare. Posso raccontareunacosa? » Prego. «Prima del mio esordio in Serie A Daniele mi disse: “Sei un predestinato, a nessuno accade la fortuna di esordire in SerieA contro la Juve
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