Simone Pepe, dopo oltre due anni di stop per l'ex romanista arriva la svolta: «Rinato dopo il gol a Szczesny»

Simone Pepe
di Eleonora Trotta
3 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Maggio 2016, 09:38
Cresciuto nelle giovanili della Roma, Simone Pepe è rinato calcisticamente proprio contro i giallorossi, con il gol del 3-3 dell'andata. Il cammino del jolly offensivo del Chievo e quello della squadra capitolina si incroceranno nuovamente domenica, davanti a circa 50.000 tifosi per l'ultimo ciak stagionale in casa.
Simone, la rincorsa della formazione di Spalletti passa per la sfida dell'Olimpico.
«Veniamo per fare risultato. Servirà un'impresa, ma ci proveremo. Il tecnico toscano ha cambiato totalmente il mondo Roma».
Protagonista atteso ancora una volta Totti.
«Sono cresciuto nella Roma con il mito di Francesco, ho fatto due ritiri con lui. Mi sorprende chi si stupisce ancora delle sue qualità. La sua media gol di quest'ultimo periodo è come lui: straordinaria. Ho avuto la fortuna di 'vivere' Francesco e di giocare con Del Piero. Parliamo di campioni di classe innata».
Il capitano giallorosso è ora più vicino al rinnovo.
«E' molto bello. Visto che il calcio italiano è un po' calato, un giocatore come lui fa solo bene a questo sport».
Come sta?
«Il tutto è ripartito con il gol a Szczesny contro la Roma. Quasi un segno del destino anche se i tifosi giallorossi avranno pensato “Guarda questo che non gioca da due anni c'ha segnato” (ride ndc). Venivo da due anni e mezzo difficili, ma ho superato quell'infortunio pensando che mi era successo a 29 anni, che avevo comunque una famiglia e una posizione. Come si dice a Roma piangevo con un occhio solo. Non ho mai pensato di smettere, volevo solo una squadra per continuare il lavoro più bello del mondo. Qui mi trovo molto bene: ho parlato con la società, rinnoverò molto probabilmente per altre due stagioni».
Nella sua carriera ha interpretato tanti ruoli, un po' come Florenzi.
«E' un leader, il degno erede di Totti e De Rossi visto che sta iniziando ad indossare la fascia da capitano. La duttilità è sempre un vantaggio? Se la sai sfruttare bene come Alessandro, sì. Ha fatto molto bene anche con Garcia, ma nessuno nasce istruito. Ho avuto tecnici che mi hanno aiutato tanto ad interpretare sempre diversi ruoli. Florenzi e Giaccherini sono due giocatori amati da Conte anche per la loro versatilità. E' stata una fortuna avere l'attuale ct come allenatore, è maniacale, ha bisogno di vivere quotidianamente la squadra. Spesso scherzavamo insieme, mi diceva “Simone prima lavoriamo poi parli” ma sapeva benissimo che ero un gran lavoratore».
È rimasto molto legato ai suoi ex compagni della Juve.
«Sì, abbiamo una chat per sentirci sempre. Hanno raggiunto un altro traguardo straordinario. I tifosi bianconeri mi ricordano con affetto e ciò mi inorgoglisce considerando che sono meno campione di altri».
Cosa manca alla Roma per ridurre il gap dai bianconeri?
«Il club giallorosso ha sempre avuto una rosa da vertice. E' un discorso di mentalità che non si può spiegare, è qualcosa che si trasmette, una componente della società. Vincere diventa la normalità. Avere poi sette-otto giocatori italiani in rosa aiuta: solo noi possiamo spiegare ai calciatori stranieri come si vivono alcune cose».