Serie A, la Var ha bisogno di una classe arbitrale ad hoc

Serie A, la Var ha bisogno di una classe arbitrale ad hoc
di Roberto Avantaggiato
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Lunedì 10 Dicembre 2018, 10:58 - Ultimo aggiornamento: 10:59
La Var agli arbitri. E a chi se no? Chi è che se ne vuole appropriare? Domande che nascono naturali, leggendo le dichiarazioni fatte ieri dal presidente della Figc, Gabriele Gravina sullo strumento tecnologico che ha rivoluzionato il calcio (e che sta rivoluzionando anche il modo di arbitrare): «Deve rimanere nell'ambito dell'Aia», ha dichiarato, come se volesse smorzare sul nascere sentori di possibili intromissioni, che sarebbero strane per non dire inammissibili. La Var, che avrebbe bisogno di una classe arbitrale ad hoc (che creerebbe nuovi percorsi arbitrali di prestigio) è uno strumento degli arbitri e gli arbitri devono gestirla, anche se devono imparare (meglio) ad usarla. Magari, pensando di più alla preparazione (e di quella se ne avverte il bisogno non solo a livello di serie A) di chi ha un ruolo a dir poco delicato e che, troppo spesso ormai, si scontra con la giovane età, raramente sinonimo di esperienza e competenza. Probabilmente, si eviterebbe all'Italia del calcio di presentarsi all'Uefa con due neo-internazionali che nel nostro campionato zoppicano. Fabbri, il disastroso Var di Roma-Inter, è stato fermato, mentre Mariani non riesce proprio a convincere come arbitro top. I due, in realtà, vengono promossi più per non perdere i posti in campo internazionale (che sarebbero assegnati ad altre federazioni, ovviamente) che per reali meriti acquisiti sul campo. La filosofia dell'Aia è, e resta purtroppo, quella di spingere molto sull'acceleratore, ovvero di far salire in fretta (spesso troppa) gli arbitri, con la difficoltà ad arroluare nuove leve e con un doppio effetto finale: trasformare le categorie inferiori in navi-scuola e perdere per limiti di età direttori di gara che, invece, farebbero molto comodo mantenere in attività per l'esperienza e la preparazione accumulata.
Non a caso, in A i giovani fanno fatica e i veterani restano il rifugio del designatore Rizzoli, che per un delicato Roma-Cagliari, diventato tale per via degli errori Var, deve impiegare un Mazzoleni sul viale del tramonto (per l'età non per le sue prestazioni arbitrali) e che per i big-match del nostro campionato raramente deroga dai soliti nomi, ovvero, oltre al bergamasco, quelli di Banti, Orsato e Rocchi.
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