Serie A, orari impossibili e ascolti in calo: -40% di spettatori in media

Serie A, ascolti in calo: -40% di spettatori in media
di Emiliano Bernardini
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Martedì 7 Luglio 2020, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 08:26

La serie A così non piace. Troppe partite di campionato attaccate e orari proibitivi. Il prodotto che i tifosi hanno ritrovato dopo il lockdown è sicuramente diverso. In parte lo si era anche immaginato. Ma non fino a questo punto. Le tante esigenze hanno finito per stritolare il telespettatore che ha reagito allontanandosi. Basti pensare che, secondo i dati visionati da Il Messaggero, c’è stato un calo di 2 milioni e mezzo nell’ascolto medio cumulato di una giornata di serie A. Dal 5 gennaio al 17 febbraio (ossia dalla 18ª alla 24ª giornata) davanti alla tv sono stati registrati in media circa 6 milioni 500 mila spettatori, mentre dal 22 giugno al 5 luglio (quindi dalla 27ª alla 30ª giornata) sono scesi a circa 4 milioni. 

CROLLO DEL 40%
Il duello scudetto appassiona meno, così come la battaglia per la Champions. Figurarsi la lotta per non retrocedere. Le partite sono calate di ritmo e risultano più lente e noiose. Basti pensare che nell’ultimo turno, quello chiuso domenica sera da Napoli-Roma e iniziato sabato con il derby di Torino e con Lazio-Milan ha fatto registrare appena 3 milioni e mezzo di spettatori contro i quasi 6 milioni dell’andata. E’ la giornata con meno ascolti delle quattro finora giocate. Alla prima si sono collegati 4,2 milioni: seicentomila in meno della giornata corrispondente (4,8 milioni). La seconda e la terza, invece, hanno fatto registrare subito un drastico calo di un milione di telespettatori. Centoventiquattro partite da giocare entro il 2 agosto hanno finito per creare un effetto mondiale che però alla fine si è rivelato dannoso. Crollo dello share di quasi 40%. In particolare sono le tre fasce orarie che disorientano. E a sorpresa quella che raccoglie meno consensi è quella delle 19,30. Le partite giocate all’ora dell’aperitivo hanno fatto segnare in media 344 mila spettatori. Meglio il pomeriggio: le gare delle 17,15 le hanno guardate in media 720 mila persone. Sono in media 786 mila davanti alla tv per i posticipi delle 21,45. Ascolti che inevitabilmente calano nel secondo tempo. A tutto questo va aggiunta anche l’immediata disponibilità degli highlights delle partite fruibili da tutti. Non è un caso infatti che si stia spingendo per anticipare tutte le gare di mezzora.

IL CONFRONTO
Il back to normal pronosticato dai più con la ripartenza del campionato non c’è stato. Anzi. L’offerta proposta dalla serie A è cambiata radicalmente sconvolgendo le abitudini dei tifosi italiani. L’assenza di pubblico negli stadi ha tolto, da un punto di vista televisivo, anche spettacolarità all’evento che risulta decisamente più freddo. L’elevato numero di partite in un periodo temporale così ristretto ha reso complicato, soprattutto per gli appassionati meno attenti, distinguere tra la fine di una giornata di campionato e dall’inizio di quella successiva. Certo fare un paragone con il girone d’andata è una forzatura perché tra i fattori che spiegano il calo di spettatori va considerata la stagione estiva dove il consumo televisivo è più basso, l’eccezionalità di un post lockdown particolarmente caldo dal punto di vista delle temperature, che invoglia le persone a preferire la vita sociale. Ma quello che deve far riflettere è il format della serie A. Non è un caso, invece che la Formula Uno, che è rimasta uguale, abbia fatto registrare ascolti molto alti: la gara del Gran Premio d’Austria, in diretta dalle 15.10 su Sky Sport F1 e Sky Sport Uno, è stata vista in media da 1 milione 317 mila spettatori, con l’11,25% di share e 2 milioni 81 mila spettatori unici.
 

 

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