La scuola tecnica italiana
che detta legge in Europa

Ancelotti, Guardiola, Pioli e Inzaghi: le semifinali si snodano lungo la via Emilia. E poi il fattore M

Carlo Ancelotti e Pep Guardiola
di Stefano Boldrini
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Venerdì 21 Aprile 2023, 20:38

La scuola tecnica italiana lungo la via Emilia e il fattore M: sono i fattori dominanti delle semifinali di Champions, Milan-Inter e Real Madrid-Manchester City. Tre allenatori espressione del made in Italy, nati a Reggiolo, Parma e Piacenza, più un mezzo italiano che ha giocato a Brescia e Roma: Carlo Ancelotti, Stefano Pioli, Simone Inzaghi e Pep Guardiola parleranno la stessa lingua nell’atto conclusivo del più importante torneo continentale. Di più: in finale, ci sarà sicuramente un debuttante. Pioli e Inzaghi non sono mai arrivati così lontani in Europa: sono, rispettivamente, il diciassettesimo e il diciottesimo tecnico italiano a presentarsi in semifinale.

Ancelotti è il re della Champions: quattro trionfi, nessun coach come lui. Vuole la quinta: per restare a Madrid che adora e per consegnarsi definitivamente alla leggenda del calcio. Carlo ha conquistato 25 trofei. All’orizzonte, la finale di Copa del Rey del 6 maggio contro l’Osasuna e la doppia semifinale contro il Manchester City, liquidato dai Blancos la scorsa stagione nel penultimo atto dopo due match spettacolari. Stavolta si va in scena a parti invertite: prima Madrid, poi Manchester. Guardiola lo attende al varco: per vendicare il ko doloroso di undici mesi fa e per vincere finalmente la Champions dopo sette stagioni alla guida del City. Lo sceicco Mansour lo ha arruolato per portare a termine questa missione. Finora è fallita: dopo la sconfitta nella finale di Porto con il Chelsea nel 2021 e l’eliminazione bruciante nel 2022 nella semifinale con il Real, un’altra amarezza potrebbe avere effetti imprevedibili nel rapporto con il club.

Milan e Inter riportano insieme Milano tra le grandi del vecchio continente. Rappresentano la città più europea d’Italia, come cantava Lucio Dalla. Milan e Inter stanno vivendo una stagione strana, per non dire paradossale. Rischiano seriamente, dopo la sentenza che ha riconsegnato i famosi 15 punti alla Juventus, di non partecipare alla prossima Champions: sono rispettivamente quinta e sesta in serie A.

Di più: da anni si trascina la questione dello stadio. Una situazione assurda per una città come Milano e per due club come Milan e Inter, ma questa è l’Italia: da un lato l’eccellenza della scuola tecnica degli allenatori, dall’altro i nostri ritardi nelle infrastrutture – e non solo – che ci fanno perdere posizioni in Europa.

Milano, Madrid, Manchester: il fattore M di questo programma. Madrid si avvia a diventare la Londra del Mediterraneo. Manchester è una delle città più vive dell’Inghilterra, sicuramente uno dei posti che sta reggendo meglio l’urto della Brexit. I quattro club facevano parte del gruppo dei dissidenti che due anni fa tentò il golpe della Superlega. Manchester City – sotto la spinta del tifo -, Milan e Inter – per ragioni di opportunità – sono rientrate alla base. Solo il Real Madrid continua, coerente, ad inseguire il progetto: un caso che i Blancos siano gli unici, tra i quattro, a non avere una proprietà straniera?

Un americano, un cinese, un emiratino, uno spagnolo: non è una barzelletta, ma la mappa delle proprietà. La vecchia Europa del calcio ormai è nelle mani delle grandi economie mondiali, senza naturalmente dimenticare l’enorme passo indietro compiuto in Cina, tra Covid, crisi e scandali, dal football. Denaro chiama denaro: la Champions dà, in termini di risorse finanziarie, la Champions prende, ovvero richiede investimenti importanti.

Queste due semifinali hanno anche i colori di Roma e Lazio. Ancelotti e Guardiola hanno un passato in giallorosso da giocatori. Pioli e Inzaghi hanno preceduto Sarri alla guida dei biancocelesti. In attesa di rivedere Roma e Lazio protagoniste in Champions, accontentiamoci di questo.

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