QUESTIONE DI CARATTERE
Schick, invece. Perché meriterebbe di giocare? Perché è un grosso investimento e non va buttato dalla finestra. Perché a Genova ha contribuito, specie con Edin al fianco, a far vincere la partita alla Roma. Perché quel talento prima o poi lo farà vedere etc etc. Il problema è tutto qui. Un allenatore, è successo a Di Francesco e sta più o meno accadendo lo stesso a Ranieri, guarda molto l’aspetto caratteriale di un calciatore. Tra due calciatori non al massimo, prende sempre quello che spaventa gli avversari con la sua presenza, con la fisicità, con l’esperienza. Succedeva anche a Capello ormai quasi vent’anni fa: Batistuta era sempre in campo, anche se in una partita era utile solo nella propria area di rigore su un calcio d’angolo avversario. Domani vedremo chi tra i due la spunterà: la sensazione è che la pallina si rifermerà di nuovo sul nome di Dzeko. Ranieri dovrebbe puntare ancora sul 4-2-3-1, specie con il recupero di Florenzi, che si piazzerà a destra nei quattro di difesa, completata da Fazio, Manolas e Jesus, in mezzo De Rossi (che ieri non si è allenato, va vaultato oggi e domani, ma non sembra in dubbio), Cristante, elogiatissimo da Ranieri («uno stantuffo»), poi Pellegrini a trequarti con Zaniolo a destra, El Shaarawy (o Kluivert) a sinistra e uno dei due in crisi di coppia là davanti. L’obiettivo è la Champions, che resta possibile, basta non sbagliare niente. Il resto è futuro. «Sarà un cammino difficile, ci sono molte squadre che lottano come noi e dobbiamo fare molto per i nostri tifosi. La Champions è lì, ci vogliamo andare. Il Totti dirigente? La persona giusta per il futuro perché ama Roma è capace e passo dopo passo sta entrando in questo aspetto. Ha voglia di entrare in alti livelli, bisogna saperlo anche aspettare e farlo crescere perché nessuno nasce imparato. Ogni lavoro ha i suoi pregi e difetti. Lui sa molto del calcio giocato e sta ampliando le sue conoscenze».
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