Sarri, tutto Formello e lavoro. Lazio pazza del mister eremita

Sarri, tutto Formello e lavoro. Lazio pazza del mister eremita
di Alberto Abbate
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Lunedì 6 Settembre 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 10:21

Maniaco del dettaglio a tal punto da non aver ancora messo piede fuori da Formello. Sarri si è rinchiuso, ha studiato giorno e notte, ci ha messo più di due mesi per gettare le basi della nuova Lazio. È tornato due volte a Castelfranco fra la fine di un ritiro e un altro. Tutto giugno lo aveva invece passato lì, nel suo bunker toscano sopra l’Arno, a spulciare più di 200 partite biancocelesti dello scorso campionato. È malato di calcio, non c’è dubbio, era arcinoto. Eppure in questa sosta ha finalmente trovato il tempo di bloccare la villa all’Olgiata e in settimana farà con la moglie Marina il trasloco. A differenza di Londra, stavolta la nuova first lady biancoceleste ha deciso di seguirlo e di lavorare a distanza per la sua azienda di abbigliamento. La signora Sarri però detesta il fumo, Maurizio verrà esiliato in giardino, la nuova casa del fido Ciro: un Labrador mischiato, un randagio adottato a un semaforo di Castel Volturno. Anche lì il tecnico faceva fatica a uscire dal suo guscio. Perché Sarri è un chiacchierone solitario, ha amore e paura del suo popolo, è come un re che preferisce osservare non guardato. Ai tempi del Chelsea, faceva le gite di notte, quasi di nascosto, da fuggitivo pur di non essere beccato. La prima all’Olimpico lo ha sedotto, emozionato, ma non cambiato. Prima il dovere, l’amatriciana e il Colosseo ancora aspettano. 
TECNOLOGIA 
Questo dare faticoso per poi avere, questo calvinismo asciutto mescolato con nostalgia, è il modo di essere di Maurizio. Dopo l’anno sabbatico, è tornato un po’ diverso, meno rude, più sciolto, ma comunque chiuso. Nell’ultimo mese ha dormito sempre in Foresteria nel centro sportivo. In pochi l’hanno visto lontano dal campo. Al massimo su una panchina, all’ombra di un olivo, a leggere qualche libro, immerso sempre in una nebbia di fumo. Sarri avvolto ancora dal mistero, uomo controcorrente, talvolta antico, eppure così aperto al futuro per migliorare il suo lavoro. L’utilizzo delle nuove tecnologie applicate al pallone è un chiodo fisso, nelle riunioni con i suoi collaboratori ne parla di continuo. Ha installato gps e chiesto agli operatori di Lazio Style di riprendere col drone ogni allenamento dall’alto per rivedere i movimenti la sera prima di mettersi a letto, dopo aver mangiato al massimo un panino o un secondo del cuoco Giocondo. Ancora nemmeno una cena fuori da Formello: il suo staff l’aveva organizzata qualche settimana fa, in un ristorante vicino, lui ha declinato l’invito. 
TOUR DE FORCE 
A suo agio solo nel suo mondo e col suo spirito.

L’eremita Maurizio non pretende che gli altri seguano il suo esempio. Prima dell’esordio casalingo all’Olimpico contro l’Empoli, per esempio, ha persino tolto alla squadra il ritiro. Non vuole trasmettere il suo nervosismo, anche se il suo stomaco tre giorni prima di ogni gara è in già in subbuglio. Figuriamoci come vivrà il prossimo tour de force della Lazio: da domenica a San Siro sarà un ciclo di fuoco con 7 partite in 20 giorni fra Europa League e campionato. Quattro trasferte (una a Istanbul) e sopratutto il derby di mezzo. Mau sfiderà Mou il 26 settembre, gli opposti l’uno di fronte all’altro. Sarri resta l’anti-divo, che amava il calcio, Bukowski. Veronesi, Guccini, i Beatles e i Rolling Stones. 

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