Sarri chiede pazienza: «Serve tempo, un po' come Klopp al Liverpool. Felipe Anderson? Se avessi il joystick»

Sarri chiede pazienza: «Serve tempo, un po' come Klopp al Liverpool. Felipe Anderson? Se avessi il joystick»
di Daniele Magliocchetti
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Mercoledì 1 Dicembre 2021, 15:58

Anno di transizione era e anno di transizione sarà. Sarri batte il chiodo sempre sullo stesso concetto e non arretra di un millimetro. La Lazio ancora non ha una fisionomia ben chiara nel gioco e, forse, nell'anima, ma il tecnico non è uno che si arrende e va avanti. Domani c'è l'Udinese, poi la Samp, l'Europa League e così via. L'allenatore chiede tempo, ma tanto tempo in realtà non c'è anche perché le altre corrono e nessuna aspetta.

UDINESE E GOTTI. «Luca è un ragazzo, un tecnico con un'intelligenza non comune.

Quando eravamo al Chelsea (era nello staff tecnico di Sarri, ndc) lo ascoltavo molto, non diceva mai cose banali. Sta facendo un buon percorso. L'Udinese è una squadra fisica, quindi una partita difficile».

CRISI DI RISULTATI. «Le difficoltà sono evidenti. Abbiamo fatto tre partite dopo le nazionali e sono arrivati tre punti, cinque partite dopo l'Europa League e abbiamo fatto 4 punti. Nelle altre sei partite che restano abbiamo fatto 14 punti. Passiamo da una media di 2.30 a partita a una media da squadra che lotta per la salvezza dopo gli impegni in più. Bisogna capire quale sia la verità della nostra squadra. Si stanno cercando i motivi e tutto il resto, il modo per poter intervenire, ma ci si rende conto che non è una problematica di semplice risoluzione. Poi però bisogna avere anche le idee più chiare su quello che si vuol fare. Prendiamo ad esempio il Liverpool quando arrivò Klopp, al primo anno arrivò undicesimo, il secondo poi ha vinto tutto».

TRANSIZIONE. «La tattica non c'entra nulla. A Verona, a Bologna, a Napoli, non c'entra il modulo o come giochi, li si può aspettare bassi o puoi andare a prenderli alti, ma quando la squadra è passiva perdi. È un problema di saper gestire le energie nervose. Alcune volte ci si riesce, altre  volte la testa si stacca completamente. Penso anche in maniera inconscia. L'allenamento di sabato era un allenamento di poco dispendio di energie fisiche però era un allenamento attentivo, i calciatori erano attenti, quindi penso che sia un problema inconscio».

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FELIPE ANDERSON. «Se avessi il joystick lo avrei già riattivato. Ha un carattere delicatissimo, livello di sensibilità diverso da quello medio, che in certe situazioni lo fa diventare fragile. È difficile anche da gestire: se lo tieni fuori rischi di affossarlo. Un difettino c'era, altrimenti non era qui, bisogna conviverci e lavorare».

GENNAIO E MERCATO. «Non parlo di nomi o di esigenze particolari. Si deve fare una riunione per parlare di due o tre finestre di mercato. Se si fa per più tempo si può fare una cosa seria»

PROGRAMMAZIONE. «A livello societario penso di sì, anche se non non mi sembra che ci sia la pressione di dover fare il risultato domani. 

MARUSIC. «Ha fatto più visite che allenamenti...».

INDICAZIONI POST-NAPOLI. «Al momento, Patric è l'unico destro che abbiamo, diciamo che la prima idea è questa, poi vediamo se ci saranno altre indicazioni in questo allenamento. Dopo Napoli ci sono due possibilità: o li faccio rigiocare tutti e undici, o cambiarne cinque o sei. Io vado verso la prima ipotesi. La verità? Una sola che c'è una responsabilità collettiva"

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