Malauguratamente (per loro), di geni totali come Guardiola ne nasce uno in cento anni; e la coincidenza per cui si trovi a guidare fuoriclasse tipo Leo Messi, Iniesta e Xavi è paragonabile al vincere la lotteria per due volte di fila... Insomma il guardiolismo ha avuto la vita di un arcobaleno, almeno nei club, perché giusto con un filo di ritardo si è capito che era una ricetta non matematicamente replicabile ma un unicum. Trascorso qualche stagione, caduta a placare le onde polemiche, in qualche presidente – federale, stavolta – è insorto il pensiero di richiamare l’idea dalle lontananze in cui dormiva e di concederle un riscatto. Che suonava più o meno così: d’accordo, il guardiolismo nei club ha funzionato poco, però perché non applicarlo alle nazionali? Tentare, almeno.
Per capirsi, prima di accomodarsi sulla panchina croata, Dalic aveva allenato la Dinamo Tirana, lo Slaven Belupo, l’Al Hilal e l’Al Ain... Invece – peggio – Southgate aveva guidato soltanto il Middlesbrough e l’Inghilterra Under 21. Sembra un’assurdità. Di certo entrambi hanno molto studiato e tanto viaggiato. Si sono lasciati contaminare dalle influenze di altri Paesi e altri sport. E, con umiltà, si sono conquistati il privilegio e il merito di scalare il mondo.
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