Fermi tutti: a Verona c'è il debutto di CR7

Fermi tutti: a Verona c'è il debutto di CR7
di Matteo Sorio
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Sabato 18 Agosto 2018, 09:30
«CR7 Day», è qui la festa. Qui, Verona, dove già battezzavano Maradona, 1984, l’Hellas che sorprendeva il Napoli a presagio di scudetto. «Mas que un match», direbbero in Spagna: più che una partita. Al Bentegodi il calcio d’Italia usa lo shampoo griffato Cristiano Ronaldo per iniziare a rifarsi la piega. 
A RIVEDER LE STELLE? 
È un nuovo incipit per la Juventus e per una serie A dalla (vecchia?) mediocre routine. Una voltata di pagina che porta nella città di Romeo e Giulietta 135 giornalisti da tutto il mondo (Cina, Giappone, Usa, Egitto, Portogallo, Spagna, Inghilterra, Germania, Olanda, Svezia) e 32 mila spettatori di cui centinaia già fuori da Villa Amistà, colline scaligere, dove ieri l’arrivo del pullman bianconero – lì la sede del ritiro – si salutava come un’apparizione. È una partita, Chievo contro Juventus, dunque è giusto dire di Allegri, del suo primo approccio filosofico a CR7 – «guai a pensare di vincere facile solo perché c’è lui» – e delle sue certezze: «Siamo i favoriti, ora però meritiamocelo». Ma è anche qualcosa di più. È Ronaldo che ridefinisce sia l’economia – incasso di sempre per il Bentegodi, quasi un milione di euro, il Chievo ha raddoppiato il prezzo dei biglietti rispetto alla tariffa media per le big, seguiranno tentativi d’imitazione – sia i contorni della sicurezza: unità antiterrorismo fuori dallo stadio, tanto il peso mediatico dell’evento, l’evento di Ronaldo che sbarca come i Beatles e ci ricorda i tempi (tesi) che stiamo vivendo. 
CRISTIANO E DINTORNI 
Quando Pasqua fischierà l’inizio del primo capitolo della serie A 2018/19, CR7 si farà calciatore, almeno per 90’, e non più solo brand. E così, del suo sbarco, inizierà il racconto tecnico-tattico. Saprà fin da subito, Allegri, isolarne la classe calandola al contempo nel gioco? «Quelli come lui sono diversi da tutti gli altri. Uno stimolo importante. Però su quest’idea non ci si deve sedere». Dice così, Max, che nel riabbracciare Bonucci («il suo ritorno ci migliora») e salutare Marchisio («addio condiviso») sfoglia la margherita, tra un 4-2-3-1 dove Dybala ispira da dietro e Douglas Costa e Cuadrado (o Bernarderschi) allargano il raggio e un 4-4-2 dove Dybala fiancheggia CR7: «Se c’è Ronaldo insieme a Dybala giocheremo in un modo, se c’è Dybala con Mandzukic in un altro, dipende dalle caratteristiche, ogni tanto potremmo anche giocare con la difesa a tre». Di sicuro a Verona giocheranno Szczesny, Chiellini, Bonucci, Alex Sandro, Cancelo, Pjanic (con Can o Khedira?) e, ovvio, Dybala-CR7. Il resto è fantasia che scalda i fanta-allenatori. 
(POCO) PADRONI DI CASA
Si parla più di Juventus e CR7 che di Chievo. Un po’ è distrazione da effetto-Ronaldo. Un po’ è lettura dei pesi reali. I veronesi («vogliamo giocarcela», dice mister D’Anna, fedele al tridente, 46 anni, già tecnico della Primavera) si portano addosso la zavorra di un’estate sbilenca. Certi della A soltanto grazie al vizio di forma che ha affossato il primo processo sportivo sulle plusvalenze (il secondo inizia il 16 settembre). Indietro nei compiti causa un mercato che quel processo ha rallentato. Privatisi per necessità di cassa (64 milioni di debito netto) e di ricambio (c’era una volta l’età media più alta d’Europa) del bomber Inglese, della cerniera tra attacco e mediana Castro, dei senatori difensivi Dainelli e Gamberini. La qualità s’accende con Birsa e Giaccherini, la diga è Radovanovic, la speranza Stepinski. Al netto, i gialloblù sono un’idea in divenire. Un boccone che la Juve e CR7, sulla carta, potrebbero bellamente divorarsi.
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