Verdone: «A Friedkin una Roma con basi fortissime, basta non ricominciare a vendere i gioielli»

Verdone: «A Friedkin una Roma con basi fortissime, basta non ricominciare a vendere i gioielli»
di Alessandro Angeloni
4 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Dicembre 2019, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 09:36

Carlo Verdone non conosce a fondo Dan Friedkin, ma sa che, tra le sue mille occupazioni, è anche produttore cinematografico.

Verdone, facciamo così: lei scrive un film sulla Roma, così il nuovo proprietario glielo produrrà.
(ridendo) «Ci sto, ma prima voglio vedere come si comporta...».

Pallotta non le è piaciuto?
«Certe scelte non le ho comprese».

Spieghi.
«Per me un presidente deve essere presente, deve stare vicino alla squadra, anche entrare nello spogliatoio. Deve respirare l'atmosfera, viverla. Capisco i suoi affari oltreoceano, ma forse una via di mezzo sarebbe stata opportuna».

Pallotta ha speso ma non ha vinto.
«Certe operazioni non le ho capite, quella che mi ha sorpreso: comprare Schick con i soldi di Salah. Buttati. Incomprensibile».

Non ha raggiunto la giusta empatia con la città.
«Quando uno decide di cedere un club, vuol dire che si è stufato. Qualche anno fa l'ho conosciuto, sono stato a pranzo con lui a Boston. E' stato molto cordiale. Era già stanco della burocrazia italiana, che gli ha creato difficoltà per lo stadio».

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Diventata un'ossessione, no?
«A Roma non si tappano le buche, non si raccoglie l'immondizia, le strade sono buie, come si può pensare a realizzare uno stadio? Era dura in effetti, speriamo che Friedkin possa avere migliore fortuna».

Uno dei cavalli di battaglia della società americana è che a Roma sia difficile vincere per colpa dell'ambiente, delle troppe radio. È d'accordo?
«A Roma si può vincere, certo. Le radio sono un elemento di folklore. Qui si vince se si costruiscono squadre forti. La Roma in questi anni ha avuto le possibilità di arrivare a certi traguardi, ma poi le squadra venivano sistematicamente smontate. Noi abbiamo rinforzato le più grandi società del mondo. Prendiamo il Liverpool: Salah, Alisson... Io non lo trovo normale. Sentivo una voce, che Pallotta aveva un socio nei Reds, ecco perché gli affari migliori li ha fatti con loro. Io credo poco a questa voce, ma se fosse vera...».

Che Roma trova Friedkin?
«Una buona squadra con una base fortissima, un bravo allenatore, ottimi giocatori come Pellegrini, Zaniolo, Mancini. Certo, se ricominciamo a vendere i gioielli non si va da nessuna parte, sarebbe un terremoto. I texani i soldi non li buttano e vogliono guadagnare. Friedkin come Pallotta, mi auguro solo che questo nuovo investitore prenda una strada diversa, e che stia più vicino alla squadra. Che non sbagli i suoi collaboratori».

Vicino alla squadra come faceva Sensi?
«Lui con la moglie e le figlie non saltavano una partita all'Olimpico. Stesso discorso valeva per Viola. Quello era un altro calcio, che oggi non esiste più. I club sono in mano a holding, che pensano soprattutto al business. I presidenti vecchio stampo, a volte si indebitavano per gestire una passione, oggi non è così. Gli imprenditori, giustamente, devono guadagnare. Ma tra il non stare mai qui ed essere tutti i giorni presenti, c'è una via di mezzo. Delegare a uno, che delega a un altro, che poi delega a un altro ancora, si arriva alla gestione diretta da parte dei calciatori. E non va bene».

Pallotta si è affidato a gente sbagliata?
«Non ho mai capito la scelta di Monchi. Un mio amico spagnolo mi disse: avete preso un ds normale, non un fenomeno. Pallotta si è fidato molto di Baldini, che però era a Londra. Il padrone deve controllare con i suoi occhi».

Serve un dirigente che venga dal calcio?
«Può essere utile. De Laurentiis non ne capiva niente, ma stando a contatto con questa realtà è diventato un presidente capace. Io non so che rapporto abbia Friedkin con questo sport, ma nel tempo dovrà masticarne».

Totti e De Rossi, le figure giuste per la ripartenza?
«Non lo so, da quello che vedo hanno intenzione di fare altro. L'importante che ci sia entusiasmo in chi lavora a Trigoria. Business sì, ma anche passione».

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