ACCUSE DALL’AFRICA
Nel frattempo, il settimanale keniano “Jamuri” (nell’edizione 26 novembre-2 dicembre) s’è occupato proprio del Tycoon Usa. La Roma in questo caso non c’entra nulla. Secondo il media africano, Dan Friedkin avrebbe (condizionale quantomai d’obbligo) problemi con il fisco in Tanzania. Le sue società in loco - la Tanzania Game Tracker Safaris Ltd (caccia turistica), la Wengert Windrose Safaris Ltd, Ker & Downey Safaris (Tanzania) Ltd (fotografia turistica), la Northern Air Ltd, la Spike Holding Ltd (fauna selvatica e turismo) e The Friedkin Conservation Fund (conservazione e sviluppo della comunità) - sarebbero infatti finite nel mirino della Task Force creata dall’Ufficio del primo ministro, che avrebbe addirittura trattenuto dei passaporti di alcuni membri del personale. Utilizzando conti offshore, queste società sarebbero accusate di assumere personale straniero per eludere le tasse. Il che si collegherebbe ad una seconda insinuazione: verrebbe esercitata una discriminazione salariale tra lavoratori stranieri e quelli locali. I primi riceverebbero soltanto una piccola somma di denaro in loco mentre il restante verrebbe depositato nei loro conti aperti all’estero. Una mossa volta a eludere il fisco, visto che questo reddito sarebbe poi esente da imposte.
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