Roma, Totti: «A Trigoria non metto piede, quando accompagno mio figlio mi viene da piangere»

Francesco Totti
di Gianluca Lengua
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Sabato 18 Aprile 2020, 17:33 - Ultimo aggiornamento: 18:39

«Quando vado a Trigoria resto fuori e mi viene da piangere». Ancora trema la voce a Francesco Totti quando parla della sua Roma, quella che lo ha lasciato andare via da dirigente e lo ha costretto a lasciare il campo da giocatore. Totti si sfoga in una diretta su Instagram assieme a Luca Toni, suo compagno nella Roma e nella Nazionale campione del mondo nel 2006: «Ogni volta che porto Cristian agli allenamenti rimango fuori dai cancelli. Non ho mai più messo piede a Trigoria. Certe volte rimango in macchina e mi viene da piangere. A pensare che dopo trent’anni lì dentro ora non posso entrare».
 



Francesco Totti torna su uno dei momenti più dolorosi della carriera da calciatore, quello in cui ha lasciato il club in cui ha militato per 25 anni: «Il mio addio al calcio nessuno me lo leverà dalla testa. Io personalmente, però, non volevo smettere perché stavo bene fisicamente e di testa ero libero. Poi non è che volevo giocare tutte le partite, non ho mai imposto niente a nessuno. Sono stato 25 anni alla Roma e per continuare un anno in più dovevo rovinare tutto il percorso che ho fatto? Non mi cambiava nulla. Io non sono stupido che ho 10 anni e non capisco quello che devo fare, se sto bene fisicamente e mentalmente e vedo che durante gli allenamenti ancora posso dare il mio, perché non arrivavo mai secondo a nessuno. Se non salti un allenamento e stai sempre al 100% puoi aiutare i giovani, l’ambiente, l’allenatore.

Poi nei momenti di difficoltà se ti chiamano sei a disposizione, anche se avessi giocato 10 minuti io sarei stato contento lo stesso perché facevo parte di quel gruppo». Francesco racconta anche il rapporto speciale con i tifosi e il ben servito di Pallotta: «Roma per me è diversa, come si sono comportati con me non si sono comportati con nessun altro. Con l’amore e il rispetto che c’è stato nei confronti miei e io nei loro confronti. Ogni volta che entravo lo stadio si accendeva sempre di più ed era un bene per me e per i compagni. Poi c’è sempre una fine. Alcune persone mi dicevano: fai tutto tu, se vuoi continuare continui.

Poi arriva un momento in cui ti dicono: mettiti da parte, non ci servi più. Ci sono rimasto male perché io alla Roma ho dato tutto, mi sarei tagliato anche una gamba». In chiusura una battuta sulla sua nuova carriera da cacciatore di talenti: «Spero di trovare adesso un buon giocatore per la Roma. Ma finché è così con questo presidente (Pallotta ndc) non credo che rimetterò piede a Trigoria, la vedo difficile».

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