Altalena Capitale: Roma, squadra timorosa e piccola contro le grandi

Altalena Capitale: Roma, squadra timorosa e piccola contro le grandi
di Gianluca Lengua
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Martedì 22 Dicembre 2020, 07:30

Paulo Fonseca punta il dito contro la squadra. I quattro gol segnati dall’Atalanta hanno minato le certezze del tecnico che da quando allena la Roma ha incassato sette sconfitte, sei pareggi e solo tre vittorie nelle 16 partite di campionato in cui ha affrontato una grande. Un ruolino di marcia deludente a cui il portoghese non riesce a rimediare, né cambiando il sistema di gioco, né modificando la preparazione atletica: nel primo caso il passaggio dalla difesa a quattro a quella tre, avvenuto nelle battute finali dello scorso campionato, non ha rappresentato la soluzione ideale per battere avversari di livello. Il problema della preparazione atletica, invece, fa parte del dna di questa Roma che sembra non reggere più 45 minuti a ritmi intensi. E non possono rappresentare un alibi i troppi viaggi dovuti agli impegni di Europa League, anche perché la Roma ha conquistato il passaggio del turno con due giornate di anticipo, questo significa che Fonseca ha avuto la possibilità di fare un massiccio turnover per far riposare i calciatori più rappresentativi della rosa. Cosa che non ha potuto fare Gasperini che, oltre a giocare una competizione più dispendiosa a livello di energie, ha agguantato la qualificazione agli ottavi di Champions nell’ultima partita ad Amsterdam contro l’Ajax. 

SCELTE ERRATE
Inoltre, è poco comprensibile il perché Fonseca abbia deciso di cambiare una formazione che sembrava aver trovato la sua dimensione, arretrando Pellegrini in mediana quando era riuscito a sprigionare le sue vere qualità sulla trequarti, per dare spazio a Pedro in forma discutibile già da cinque partite. Non solo: ad aggravare la posizione della Roma, oltre alle sconfitte, ci sono anche i troppi gol incassati contro due delle tre pretendenti al quarto posto. Le prime tre posizioni, infatti, sembrerebbero già prenotate da Milan, Inter e Juventus, questo significa che per la qualificazione alla prossima Champions resta il quarto posto per cui competono Napoli, Atalanta, Lazio e Roma. Perdere 4-0 e 4-1 contro due rivali su tre, significa partire da una posizione di svantaggio in termini di differenza reti negli scontri diretti, valida nel caso in cui a fine campionato due club dovessero trovarsi a pari punti.

Per ribaltare i conti la Roma deve vincere contro il Napoli con cinque gol di scarto e quattro contro l’Atalanta. Possibile, ma molto complicato. Dettagli che, probabilmente, Fonseca non ha ricordato nel post-partita di Bergamo. 

ACCUSE ALLA SQUADRA
La colpa di tutto, per il tecnico, è del modo di giocare da «bambini» che hanno avuto i suoi calciatori nel secondo tempo. Parole dure, pronunciate a caldo e in un momento di rabbia a cui, però, non è seguito un accenno di autocritica. È evidente che parte delle responsabilità sono da ricondurre a chi era in campo, come Mirante adesso al centro delle critiche (per gennaio la Roma ha pensato a Sirigu, ma potrebbe arrivare solo se Pinto riuscirà a piazzare Pau Lopez) e ai cambi (tardivi) non all’altezza dei titolari (Karsdorp per Bruno Peres). Ma scaricare sulla squadra, e in pubblico, le responsabilità di un risultato negativo, a lungo andare potrebbe non pagare. Lo sa bene Di Francesco che è stato esonerato l’anno successivo a una semifinale di Champions e con la squadra al quinto posto a tre punti dal quarto. Domani Eusebio per la prima volta da quando ha lasciato la panchina giallorossa, tornerà all’Olimpico da avversario con il suo Cagliari. E dopo dieci giorni sarà il turno di Claudio Ranieri ex Roma e attuale allenatore della Sampdoria, prima squadra che Fonseca affronterà nel nuovo anno (3 gennaio). Due tecnici che hanno operato sotto la gestione Pallotta, un presidente poco presente che ha sempre preferito gestire la società a distanza, a differenza di Dan Friedkin domenica sera in tribuna al Gewiss Stadium (il prossimo anno in occasione della ricapitalizzazione, ci sarà un nuovo tentativo di delisting dalla Borsa). L’imprenditore texano e il figlio Ryan hanno lasciato Bergamo delusi e irritati, ma non hanno avuto contatti né con i calciatori né tanto meno con l’allenatore.

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