Roma a La Spezia, obiettivo Conference e poi la lista degli addii

Roma a La Spezia, obiettivo Conference e poi la lista degli addii
di Alessandro Angeloni
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Domenica 23 Maggio 2021, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 19:12

Partiamo dall’obiettivo, minimo, misero (a cui la proprietà tiene in ogni caso), ma pur sempre un obiettivo (l’ultimo, il solo): il piazzamento al settimo posto, che vuol dire Conference League. La Roma ha due punti in più dalla “concorrente” Sassuolo, che ospita la Lazio. Con vittoria o pareggio, la squadra di Fonseca sarà piazzata in Europa, in caso di pari punti in classifica, invece conterà la differenza reti e al Sassuolo servirà vincere con cinque gol di scarto (con 4 le due squadre sarebbero pari anche nella classifica avulsa e ci vorrà il sorteggio) se vuole scavalcare i giallorossi. Ecco, Fonseca, dopo un anno molto modesto, non vuole certo lasciare la Roma all’ottavo posto. Di giocatori a disposizione ne ha pochi, ma quelli che ha dovrebbero bastare per non andare incontro a brutte figure, contro una squadra che il suo scudetto, la salvezza, l’ha appena vinto. Saranno tanti a salutare, non solo Fonseca, che lascia senza rancore, anzi. «Non ho ottenuto risultati ma ho costruito grandi rapporti con le persone, per me è importante. È stato un grande orgoglio essere allenatore della Roma, ho imparato molto qui: il rapporto con i tifosi che sono stati sempre gentili con me, le persone che hanno lavorato qui. Io parto ma lo faccio con la Roma, i tifosi e il club nel cuore. Cosa lascio in eredità? L’equilibrio, il non fare drammi quando si perde. E’ vero che qui c’è una pressione molto grande sulla squadra ma è importante lasciare questo sentimento, che quando si perde non si devono fare drammi ma bisogna avere un equilibrio forte per una squadra che vuole sempre vincere». L’equilibrio è importante, ce ne vorrebbe sempre di più, ma forse è poco: la squadra non ha ottenuto granché. 

LO STRAPPO
E tanto, forse, è dipeso dallo strappo con Dzeko dopo quel Roma-Spezia di Coppa Italia.

Ma Paulo non è dello stesso avviso. «In tutte le squadre c’è questo tipo di situazione, il derby ha dimostrato che abbiamo risolto tutto. La squadra non si è rotta, altrimenti non sarebbe arrivata alla semifinale di Europa League». La vera eredità è Darboe, al quale Fonseca attribuisce la qualità del coraggio, ma è la stessa che merita lui per averlo lanciato. Con Fonseca andranno via altri, come Peres, a scadenza di contratto, come Jesus, per lo stesso motivo. Calciatori che Mourinho non vorrà confermare. Fazio ha un anno di contratto in più (come Santon, destinato al Basaksehir) ma il club cercherà di piazzarlo e pure lui saluta dopo aver partecipato a momenti anche indimenticabili, tipo la semifinale di Champions contro il Liverpool. Fine di un ciclo anche per Pastore (nonostante la scadenza, 2023), che praticamente non abbiamo mai visto per colpa di una serie di infortuni seri. Tutte da definire le posizioni di altri calciatori, come Pau Lopez, Diawara, Carles Perez, poi ci sono alcuni big che andranno visionati e interrogati da Mourinho e parliamo di Micki e Pedro. E poi c’è la questione Dzeko. Edin a Roma sta benissimo e a 35 anni non ha grande voglia di spostarsi. Ci sarà da trovare un punto d’incontro tra le esigenze tecniche (chi sarà il centravanti che la Roma acquisterà) ed economiche (gli ingaggi, non solo quello di Edin, pesano e vanno abbassati). Stasera non vedremo i nazionali Pellegrini e Spinazzola (Mancini e Cristante saranno in campo), ma loro sono confermati (anche se su Lorenzo pesa il rinnovo del contratto, che ancora non arriva).

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