Roma, Spalletti: «E' dura contro la Juve, ha cervello e soldi. Su Totti non ho preclusioni»

Spalletti e Alisson
di Alessandro Angeloni
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Martedì 12 Luglio 2016, 17:05 - Ultimo aggiornamento: 21:57

dal nostro inviato
PINZOLO Spalletti nella prima conferenza stampa estiva, qui a Pinzolo, dopo il terzo giorno di ritiro. «Viaggio carico di amore e sentimenti», le sue prime parole, riferendosi al suo rapporto con la Roma.

 


Sensazioni sui nuovi. «Sono qui a darci una mano. Tra i quali non vedo fuoriclasse ma calciatori che possono venirci comodi a integrare la qualità dei professionisti della prima squadra. Alisson mi è sembrato un grande uomo, grande fisicità, grande presenza, personalità, mi piace. Irutbe, sono curioso. E' venuto e mi ha chiesto il pensiero nei suoi confronti, gli ho detto che voglio vedere le suae qualità, importanti per questo sport. Ha forza, corsa, tiro e disponibilità da dieci, poi chi ha queste caratteristiche perde la qualità del pensiero, della scelta, voglio vedere in lui questo aspetto, ma sono predisposto bene nei suoi confronti. Servirà una solidità nella continuità. La stagione è lunga, niente deve turbare la voglio di confronto. Paredes lo conosco bene, ha qualità rimarcabili, gli manca un po' di velocità nella qualità della scelta. Non conta solo avere qualità quando si calcia bene la palla, contano le scelte, bisogna usare la qualità nel momento giusto. E' un gran calciatore. Mario Rui è sempre nei miei pensieri, ha carattere, disponibilità, può sostituire Digne. Non ha problemi con qualsiasi avversario, è chiaro che ha quella fisicità lì, non è il massimo sotto questo punto di vista. Seck lo sto imparando a conoscere, è uno che si prende le responsabilità. Ricci lo abbiamo seguito. Gerson ha qualità, non è facile a fargli trovare l'ambiente giusto per sviluppare le sue qualità».;Mi aspetto niente e tutto. Diventa fondamentale l'idea di squadra. Cercheremo di non esagerare nel tenere troppo la palla, lo scorso anno lo abbiamo fatto molto bene, è stato il nostro marchio. Non deve mancare la ricerca di andare dietro la linea difensiva, bisogna stare corti, l'abbiamo sempre fatto benino ma non bene: palla scoperta, palla coperta, sono scelte che vanno fatte bene, in maniera dettagliata. Ci vuole impatto fisico, in Italia ci sono squadre che sotto questo aspetto fanno la differenza. I contrasti, i duelli, bisogna portare spesso a casa il pallone quando è di nessuno. Domani voglio vedere tutte queste cose qui».

Pjanic e la Juventus. «Mire mi ha chiamato la sera prima di partire per Torino, ci siamo detti cose che riguardano noi. Mi ha fatto piacere. Ora bisogna che mi accerti di ciò che ha detto, ma se dice che lì sono più bravi, io so come si lavora nella Roma, come si vive con l'amore per la Roma. Fare differenze mi resta difficile. Lui sa accorgersi della qualità altrui. E' un calciatore importante, la Juve è stata brava a portarlo lì: ha qualità di scelta e di piede, anche su uno scorrimento di palla banale. Ha una caratteristica che aveva Pizarro. A Torino se lo godranno, noi dobbiamo trovare la soluzione, qualcuna ce l'abbiamo già in casa, altre verranno con la conoscenza di questi ragazzi che ho a disposizione». Ridurre il distacco con la Juve. «Il nostro obiettivo è confrontarsi ad armi pari con tutti, dalla Juve alla Lazio. Vogliamo dare battaglia a tutte, di volta in volta. Se si fa una partita a poker e al tavolo c'è uno che ha vinto gli ultimi tornei, ha vinto le ultime mani e possiede tante fiches, ha la possibilità di gestire la strategia di gioco. Come si fa a contrastarlo? La Juve è stata brava negli ultimi anni e noi dobbiamo trovare le soluzioni per affrontarli, sapendo che i bianconeri hanno tante fiches a disposizione».

Juan Jesus e mercato. «E' un giocatore di prima qualità e noi stiamo cercando di fare mercato su calciatori di prima qualità. Considerando quello che può permettersi la società. Vogliamo giocatori di qualità per quella che è la nostra potenzialità. Noi abbiamo bisogno minimo di due difensori. Se uno sa stare anche più aperto, più largo è meglio. E' fondamentale avere calciatori con una certa duttilità. Ad esempio, Juan Jesus, a destra ci gioca difficilmente. Dobbiamo prendere un calciatore che possa fare il centrale e il terzino, Ruediger sotto questo aspetto ci ha fatto comodo. Uno che abbia caratteristiche diverse da Florenzi ci vuole. Sta pensando a tutto Sabatini».

Mercato in ritardo. «Il rischio di fare mercato subito ti fa prendere le occasioni che possono capitare dopo. Sì, noi cerchiamo calciatori ma un margine di tempo ce l'abbiamo. Uno nuovo può arrivare anche tra dieci giorni. Il gap si colma con la qualità di gioco? Sì, può dare qualcosa in più, diciamo che vale due punti. La Juve può prendere chi vuole, noi abbiamo voglia di confrontarci e provare a batterla, non ci sono scusanti, dobbiamo puntare al massimo, sapendo che al nostro tavolo da poker ci sono avversari importanti».

La difesa a tre. «Noi vogliamo esercitare il nostro modo di stare in campo sia con la difesa a quattro sia con la difesa a tre. Vanno bene entrambi i moduli». Baldini. «Non lo so, mi farebbe piacere rivederlo. Persona piacevole, professionista serio e intelligente. So che è molto vicino al presidente, ma certe cose riguardano lui». Dzeko. «Io posso solo valutare la sua volontà di fare bene e di volere stare a Roma. Io ho tentato di aiutarlo tantissimo, ha intenzione di stare con noi e se mantiene queste intenzioni è lui il centravanti della Roma». Contratto Spalletti. «Può essere l'ultimo ma anche il primo. Se sarà l'ultimo anno lo dirà la stagione in corso, non voglio stare comodo, voglio sentirmi acceso. Voglio che i calciatori sappiano che io mi gioco la prossima stagione. Bisogna lavorare in maniera professionale, perché qui si creano tante aspettative. Con un contratto più lungo ci sono stato, ma non serve a nulla, perché come fai una stagione mezza e mezza ti dicono che devi andare via. Le aspettativi le creano tutti, per quanto mi riguarda non funziona così, non ho da guardare a pararmi il sedere su qualcosa. Questo è un mio segnale ai calciatori, facile sarebbe avere un accordo lungo. Comunque sicuro: questa stagione rimango alla Roma».

Strootman. «Di leader ce ne vogliono più di uno, così come di grandi calciatori. Il campionato è difficile e lunghissimo, ne servono molti, noi siamo alla ricerca di altri leader. Strootman è uno di questi ma ce ne vogliono altri, non carichiamolo troppo, anche se lui sa gestire le pressioni ma dopo quello che ha passato ha bisogno di un po' di partite dove non sarà al massimo delle sue qualità. Quello dell'anno scorso non è sufficiente, ora sta ricominciando e lui è uno forte. Molto forte».

El Shaarawy punta centrale. «E' possibile tutto, ci ho fatto giocare tutti là davanti. Lì bisogna ricevere palla con le spalle girate alla difesa e ti trovi spesso l'avversario che ti bacchetta, Stephan invece ha bisogno di spazio per dare vita alla corsa e alla sua tecnica. Ho bisogno di essere marcato da un uomo solo, ha bisogno di partire largo. Iturbe potrebbe anche farlo, perché ha più fisico. Sia El Shaarawy sia Salah si trovano meglio a partire dalla fascia».

Szczesny e Alisson: «Servono due portieri forti, poi vedremo le rispettive reazioni. Per ora ne abbiamo due, ce ne vuole un altro bravo e vedremo chi sarà, se Szczesny o meno». Soluzione punizioni post Pjanic. «Florenzi, El Shaarawy sono bravi a calciare. Totti? (risata, ndi) Le sa battere..., anche Iturbe ha un buon piede, così come Salah. Ci sarà una corsa a prendersi quella responsabilità. Certo, Mire era uno specialista. Ci sono calciatori che possono sostituire Pjanic e non solo nella punizioni, dipenderà dalle situazioni di gioco. Ogni calciatore di centrocampo che ho a disposizione ha caratteristiche diverse. Per ora se non capita l'occasione o necessità particolari, siamo a posto».

Totti. «Abbiamo dimostrato che la maniera giusta per gestirlo era quella. Lui ha dimostrato che potevamo utilizzarlo di più. Non sono d'accordo con chi lo vuole sempre in campo, con chi scrive che è l'ultimo anno. Facciamo il tour del suo ultimo avversario, del suo ultimo campo. Non sono io che devo dire a Totti quando deve smettere, la società poi dice quello che vuole. Francesco deve avere la possibilità di giocare, mica lo vorrete far smettere? Lui deve decidere quello che vuole, è il campionato che lo decide, così il campionato deciderà sul mio contratto. Voi avete il desiderio che lui smetta, io non l'ho mai detto. Se viene, si allaccia gli scarpini e va dentro velocemente e fa quei numeri, non ci sono preclusioni. Perché come lui non c'è nessuno. Gli state preparando il ciondolino per portarlo in giro e per farlo vedere negli stadi. E' un vostro desiderio, volete distruggerlo psicologicamente. Io non gli darò niente e statene certi, non gli toglierò niente. Se si merita di giocare, giochi anche il prossimo anno. Pallotta può dire quello che vuole, a decidere è il campo. Con Totti scorie del passato? Se l'ha detto Sabatini va chiesto a lui, io guardo il campo, io penso in un'unica direzione. Lui in passato, con le prestazioni, non ha salvato la mia posizione: in quegli anni Francesco ha fatto tanti gol ma io sono andato via lo stesso».

Lo staff. «La società ha creato una struttura che va al di là degli allenatori.
Io ne ho portati tre. E sono tutti dei professionisti serissimi. Domenichini lo cambio solo con Carlo Ancelotti
».

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