La Roma si è vestita da "provinciale" per ottenere la Champions

La Roma si è vestita da "provinciale" per ottenere la Champions
di Alessandro Angeloni
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Domenica 6 Maggio 2018, 23:13 - Ultimo aggiornamento: 23:16
Quando per vincere diventi tu la provinciale su un campo di una pericolante. E’ un po’ questo il tema di Roma-Cagliari. Strano, ma è così. Strano se si pensa alla dimensione che la squadra di Di Francesco ha appena raggiunto con la semifinale di Champions. Ti aspetti una partita a petto in fuori da una squadra che ha rifilato (inutilmente) sei reti al Liverpool, invece vivi una serata all’insegna della sofferenza, più precisamente del saper soffrire, appunto, come una squadra che ha bisogno assoluto di punti. La Roma di quei punti aveva assoluta necessità, non per salvarsi, ma per avere la (quasi) certezza di rivivere quel sogno chiamato Champions. Randellate, muraglie difensive, pochissime occasioni da gol. Un colpo, uno solo, un tiro vellutato di Under, poi difesa a oltranza, svarioni, brividi, mischie davanti ad Alisson. Il Cagliari cerca di fare la partita, la Roma la vive e Di Francesco si dimostra ragazzo intelligente, che valorizza tutta la sua rosa e si accontenta di non essere brillante. Ma bada al sodo. E si porta a casa una vittoria che quasi gli regala il terzo posto. Perché, tutto questo? Perché non ce la fai più, perché la rosa non è in grado di sostenere serti ritmi, sempre e comunque, perché ci sono tanti infortunati e uno, Manolas, si fa pure male prima di entrare in campo. Stavolta c’era la motivazione, non le gambe, non gli uomini. Ed ecco che per un attimo, questa partita, non rischiavi di pareggiarla. E sarebbe andato bene comunque. Ma se devi sognare, giusto farlo con un carico di punti migliore. E quel sogno chiamato Champions per una notte va assaporato come una provinciale. Una notte da brutta, per una futuro da bella.  
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