La Roma si sbriciola e perde l’occasione di agganciare l’Inter al secondo posto e di scavalcare la Lazio, che affronterà domenica nel derby, che sa tanto (sempre di più) di spareggio Champions. La squadra di Mourinho perde, e male, contro il Sassuolo e trova il modo di protestare contro l’arbitro Fabbri che, sul più bello (con i giallorossi che cercavano la rimonta), trova l’occasione - dopo un consulto al Var - di espellere Kumbulla e concedere un rigore al Sassuolo. Nulla di strano fin qui. L’anomalia è che, visionando l’episodio, l’arbitro di Ravenna non ha notato, oppure ha valutato ininfluente, un calcio (o tentativo di calcio) di Berardi su Kumbulla, procurando la sua sciocca e inopportuna reazione. Il rigore, in questo caso, è in più: l’espulsione di entrambi sarebbe stata equa, questa è la tesi dei giocatori in campo e di Kumbulla in particolare.
Gli errori della Roma
Ma nel cupo pomeriggio dell’Olimpico, tutto schierato con Mourinho (non in panchina per squalifica) sulla questione Serra, la Roma ci mette del suo al di là delle decisioni del direttore di gara.
La squadra di Dionisi corre che è una bellezza, gioca bene ed è sempre sul pezzo. La Roma torna in campo senza Spinazzola, che dalla sua parte ha sofferto molto Berardi (ma ha servito la palla del 2-1 a Zalewski) e Bove, con dentro Karsdorp e Dybala, che riporta subito la Roma in partita con un gol dei suoi. Il rischio di subire c’è sempre, con la squadra giallorossa sempre al di là della metà campo e soggetta a contropiedi, con cui Berardi, Frattesi e Lauriente vanno a nozze. La Roma si riferma e il Sassuolo, senza perdere la testa, arriva al quarto gol con Pinamonti: Lauriente sfrutta un errore di Camara, entrato al posto di Matic, e serve in verticale l’ex attaccante dell’Inter, che buca Rui Patricio. A pochi secondi dalla fine, Gini segna il terzo gol, ma non basta. La partita finisce lì, resta l’occasione persa e la rabbia. Tanta.