Roma, Pellegrini e quei fischi che cambiano il vento

Roma, Pellegrini e quei fischi che cambiano il vento Foto Mancini
di Alessandro Angeloni
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Sabato 22 Febbraio 2020, 09:30
E all’improvviso, l’Olimpico - non tutto, bisogna essere precisi - fischiò. Come se Lorenzo Pellegrini fosse il colpevole unico della triste situazione nella quale è caduta la Roma. Come se quel ragazzo con la 7 sulle spalle avesse deciso autonomamente di invertire il trend delle sue prestazioni, coinvolgendo la Roma in una crisi apparentemente irreversibile. Chiariamo subito un punto: Pellegrini sta giocando male, e non vogliamo nemmeno ritirare fuori l’attenuante del piede ancora dolorante. Sta giocando male, punto. E i fischi sono legittimi, come ogni forma di protesta civile. Il pubblico può dissentire, ma c’è pure chi ha il diritto di sostenere che quei fischi a Lorenzo al momento del cambio durante Roma-Gent, fossero un po’ ingiusti, come magari in passato lo sono stati per altri capri espiatori come lui. Se non altro sono stati fischi incauti, prematuri. La protesta non tiene conto che: 1) Non è solo un calciatore, cioè Pellegrini, ad aver abbassato il suo livello di rendimento, ma come lui ce ne sono tanti, forse tutti. 2) Che Lorenzo è un patrimonio (economico e non solo) della Roma, della Nazionale, uno di quei ragazzi cresciuti a Trigoria e attaccati alla maglia, poi è romanista (concetto che spesso si sbandiera come vanto popolare), l’erede designato a sostituire Totti e De Rossi nei cuori della gente, che negli anni non ha tante vittorie in mano ma una culla piena di sentimenti. 3) Che Pellegrini ha un contratto con clausola pericolosa e che forse sarebbe preferibile invitarlo a firmare un rinnovo più blindato e un ambiente più benevolo e non improvvisamente ostile lo aiuterebbe. 
LE BANDIERE
Il malumore dei tifosi lo comprendiamo, la Roma, tutta, sta andando male e forse è proprio per questo motivo che non è il caso di non mettere in discussione i simboli o quelli designati ad esserlo. Pellegrini è stato uno dei migliori della prima parte della stagione, adesso sta pagando un calo fisico e psicologico, proprio lui, come ha sostenuto Fonseca, sente addosso maggiori pressioni. In un contesto che ha visto perdersi nel tempo i riferimenti come Totti, De Rossi e ora anche Florenzi, rischiare di perdere (psicologicamente e fisicamente) anche l’ultimo simbolo, romano e romanista, significherebbe inaridire ancora di più un ambiente che ha da sempre vissuto di passioni: la Roma, nella sua storia, ha più simboli che vittorie. E i successi, il vanto, l’orgoglio della gente sono sempre usciti dagli uomini che hanno indossato una maglia e/o una fascia, a cominciare da Di Bartolomei, passando anche per Giannini. Fischiare un capitano o un futuro capitano è come fischiare se stessi, la proprio appartenenza. Pellegrini conosce Roma, sa che in un attimo torneranno gli applausi. Per forza. 
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