E' una Roma doc: torna la passione, Fonseca è il direttore d'orchestra

foto Mancini
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 23 Novembre 2020, 07:30

Che bella la Roma, che bravo Fonseca. Qualità, abilità nel palleggio, forte anche oltre l’emergenza (mancavano Smalling, Kumbulla, Fazio, Pellegrini a mezzo servizio e Dzeko, per non parlare di Zaniolo, e ora vanno aggiunti anche Ibanez e Mancini, che sono da valutare dopo ieri), sicurezza. Dove potrà arrivare non si sa, i limiti non vanno posti, ma in Champions ci sta e vuole continuare ad esserci, dopo la deprimente ultima annata. Certo, il Parma non è il Madrid, però questa continuità di gioco (e risultati, sono arrivate a 10 le gare da imbattuta sul campo, in questo parziale 7 vittorie e 3 pareggi, già record nella gestione Fonseca) da parte dei giallorossi fa ben sperare per il futuro, specie dalla prossima, quando andrà a fare visita al Napoli e sarà una, inaspettata, sfida da vertice. Il finale della scorsa stagione (specie l’eliminazione dal Siviglia in Europa League) non faceva immaginare una Roma così lanciata e ben salda nelle prime quattro posizioni. L’allenatore era un sopportato e il cambio di proprietà apriva scenari quantomeno di ennesima attesa e di un’altra, sempre ennesima, ricostruzione dalle ceneri. Invece tutto sta filando liscio e non solo sul campo. I Friedkin in silenzio dominano la scena e piacciono, si presentano in tribuna (hanno saltato solo una partita) con la mascherina con il vecchio stemma della Roma, tanto caro ai tifosi, che non volevano fosse cambiato, cosa invece imposta dai Pallotta boys. Perché i simboli, sostengono in tanti, contano e hanno ragione. La nuova proprietà si nota, agisce, mette mano alla ristrutturazione dirigenziale (l’arrivo del nuovo dg, Pinto) e studia soluzioni alternative per lo stadio. La gente questo lo avverte e si schiera, poi vede giocare la squadra in questa maniera e ne è felice. Sentimenti, tutto qua.
VECCHIO STILE
In questo scenario di sorridente ripartenza si incastra la squadra di Fonseca che, con questa vittoria, si lancia a 17 punti in campionato, sfoderando un calcio piacevole, di alta qualità. L’allenatore ha preso possesso del gruppo, non è banale, inventa, sa modificare se stesso e gli elementi tattici. Protagonista anche stavolta, dopo la tripletta di Marassi contro il Genoa, è Mkhitaryan, che al Parma ne segna altri due (il primo bellissimo, con un tiro da fuori area, il secondo in drop su cross preciso di Karsdorp, quest’ultimo autore forse della sua migliore partita da quando è a Roma).

Pedro si conferma giocatore di livello, pur non finendo nel taccuino delle reti segnate. Da registrare il risveglio di Mayoral, che apre la partita con un gran gol, ben servito da uno strepitoso Spinazzola, sempre più padrone dei suoi piedi e delle sue idee (geniali, vedi assist a Mayoral). Completamente stappato, il terzino della Nazionale, dopo la partenza di Kolarov. E forse non è un caso. Fonseca festeggia la sua sessantesima panchina nella Roma e con lui la squadra ha segnato 120 reti. Il che mostra la volontà di andare a cercare le vittorie (non sempre arrivate) e lo spettacolo (che ora si vede, questo sì). I giocatori sono perfetti interpreti, giocano a calcio divertendosi. Al Parma segnano tre gol in dodici minuti e nei novanta possono essere anche di più, se non fosse per quella leggerezza che una partita finita in partenza ti dà. Spinazzola, Pedro, Veretout mancano la rete per pochi centimetri o per merito di Sepe, che evita il tracollo a Liverani. Sono otto i calciatori della Roma già andati in gol in questo campionato, ultimo in ordine di tempo è proprio Borja Mayoral, questo dimostra la coralità del gioco, non legata alla finalizzazione di un solo elemento: meglio dei giallorossi solo l’Atalanta con nove. Nemmeno con Dzeko la Roma fa inversione, Edin gioca per gli altri, segna meno e manda in porta i compagni. E se Mayoral riesce a fare questo (ieri anche due assist, uno andato a buon fine), Fonseca può stare tranquillo anche per il ruolo da “nove”. L’attacco splende, e questo è un dato, la difesa continua a dare garanzie: 0 i gol subiti negli ultimi 4 match in casa tra campionato e coppa, i giallorossi non infilano una striscia più lunga all’Olimpico dal gennaio 2014, 5 in quel caso con Rudi Garcia in panchina. Preistoria. Ma ora la Roma dei Friedkin e Fonseca vuole fare la storia, con il consenso della gente, che si è riappassionata come ai vecchi tempi. Auguri.

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