TEMPI RISTRETTI
Jim però non è convinto. Ufficiosamente infatti sia il consorzio sudamericano con testa in Ecuador e portafoglio in Uruguay (del quale si sta occupando Baldini ma come mero consulente: ad agganciare i rapporti è stato lo stesso Pallotta) che il fondo mediorientale (con cui mantiene i rapporti Baldissoni) hanno garantito di poter offrire di più. Il problema (oltre alle modalità e alle garanzie) è che per ufficializzare queste proposte c’è bisogno di una due diligence approfondita (per la quale servono mesi) e non uno studio sommario dei documenti del data room giallorosso aperto ai potenziali acquirenti. Tempi che non combaciano con quelli di Pallotta. Bypassato il 12 agosto (termine ultimo per garantire le fideiussioni per l’iscrizione al campionato), il 31 la Consob deve dare l’ok al prospetto dell’aumento di capitale (entro il 31 dicembre) che Pallotta vorrebbe fosse ad appannaggio del nuovo proprietario. Prima, però, vuole capire come andrà a finire l’Europa League (in caso di vittoria, la qualificazione alla Champions porterebbe in dote 50-60 milioni) e soprattutto la partita-stadio.
BELGA IN STAND BY
In questo panorama, si spiega meglio il mancato rilancio per Smalling che torna allo United per una differenza tra domanda (20) e offerta (14) di 6 milioni. Giovedì Baldini ha telefonato all’agente di Vertonghen chiedendo di attendere qualche giorno (Atletico Madrid e Wolverhampton in pressing). Come accaduto per Pedro (ieri in FA Cup, infortunio alla spalla, è uscito con l’ossigeno), sul difensore l’ex ds conta di ottenere una deroga da Pallotta: grazie al Decreto liquidità, lo stipendio del belga sarebbe tassato soltanto al 30 per cento lordo.
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