Quel tuffo è stato un attimo di vicinanza, poi svanito nel vuoto e nel tempo. Si va avanti in smart come succede adesso a tanti lavoratori per colpa della pandemia, da lui si attendono altre parole, chiarimenti, "incartate" dai suoi media e mai dopo un confronto con media italiani (quelli mai) e internazionali (ogni tanto), soprattutto i tifosi della Roma si aspettano fatti, il rilancio di un club, colpito come tanti, dal virus. Rilancio (investimenti) o via di fuga (cessione), aspettando i risultati della squadra, che deve raggiungere la Champions per dar respiro alle casse: questo il dilemma di Pallotta, che ha rifiutato un'fferta a ribasso di Fiedkin e questo pesa e chissà se frutterà un pentimento. Poi c’è il tema cessioni, a Roma i tifosi non ne possono più di vedersi sfuggire piccoli o grandi campioni, ma l’impressione, proprio per certe esigenze, è che si continuerà su questo trend. Pallotta manca da Roma da due anni, era il 13 giugno 2018 quando si è riaffacciato nella Capitale. Era il momento dello scandalo Parnasi-Stadio, non un periodo felicissimo. I tifosi oggi contestano, e quella che denunciano non è tanto la mancanza del presidente, perché di una persona avverti l’assenza se hai avuto la possibilità di godertela. Invece no, Pallotta, tanti tifosi, non lo conoscono proprio, non hanno mai avuto tempo di affezionarsi. Solo attimi, mai continuità. E’ quasi una entità staccata, non ha mai imparato perfettamente l’italiano. E quando si era paventata la possibilità di un passaggio di consegne, poco prima della fine del 2019, molti l’hanno vissuta quasi come una sorta di liberazione. Ma ora la città, o gran parte, si scaglia contro Jim, lui non capisce e si arrabbia. Volantini, striscioni, alcuni anche pesanti, pure di cattivo gusto. La cessione della Roma è forse rimandata, come la sua presenza in città, ora più che mai improbabile.
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