Roma, i nodi del Pallotta bis: Friedkin è in agguato, ma la Champions è vitale per evitare cessioni dolorose

Roma, i nodi del Pallotta bis: Friedkin è in agguato, ma la Champions è vitale per evitare cessioni dolorose
di Alessandro Angeloni e Stefano Carina
3 Minuti di Lettura
Domenica 31 Maggio 2020, 07:30
Negli anni della gestione Usa il modus operandi a Trigoria ha seguito sempre lo stesso filo logico: ipotizzare lo scenario economico peggiore e muoversi di conseguenza. Poi, se le cose fossero migliorate, tanto meglio. Stavolta non sembra essere il caso. I motivi sono diversi: 1) La Champions (e dote di 50-60 milioni) è appesa a un filo 2) Friedkin, dopo l’ultima offerta di 570 milioni rifiutata da Pallotta (benché il presidente continui a negare di averla ricevuta), è sempre più lontano 3) Il debito strutturale è salito a 278,5 milioni con il fatturato che in questo esercizio finanziario si assesterà sui 150-160 4) Il bilancio che si profila al 30 giugno farà registrare un passivo a tre cifre (-110 è il rosso ipotizzato). E questo senza contare, gli scenari futuri ormai dietro l’angolo. Ossia, ripartire al primo di luglio già con un passivo di 28 milioni dovuti alla mancanza di ricavi del botteghino e di un’altra ventina che corrispondono alle tre mensilità spalmate dai calciatori relative all’accordo sugli stipendi. Senza dimenticare che entro giugno 2021 - per rispettare i parametri Uefa - la società non dovrà registrare una perdita netta aggregata superiore ai 30 milioni. Viste le premesse, vien da sé che centrare il quarto posto sarebbe la via di salvezza. Soprattutto per Pallotta che intanto potrà contare sul paracadute rappresentato dal decreto liquidità (che gli permette di ritardare fino al 31 dicembre quello che resta della ricapitalizzazione, circa 55 milioni) s’è già mosso con operazioni di factoring (cedendo i propri crediti riguardanti entrate future) legate al botteghino e in ottica risanamento, dando l’input alla dirigenza di vendere calciatori. 
LINEE GUIDA: IL MONTE INGAGGI
Le linee-guida per Guido Fienga e soci sono tracciate: abbassare il monte-ingaggi di circa il 20% (da 140 a 115 milioni), adottare la politica che prevede, per i nuovi arrivi, un tetto agli ingaggi di 3 milioni netti, dare una sforbiciata alle commissioni degli agenti e dei mediatori (intorno ai 20 milioni). Il resto lo faranno le cessioni, alcune potranno essere dolorose, come già accaduto. L’optimum sarebbe liberarsi di chi non rientra più nei piani di Fonseca (Pastore, Fazio, Jesus, Perotti, Bruno Peres, Fuzato, Olsen, Gonalons, Karsdorp, Coric oltre a Defrel per il quale, a salvezza raggiunta dal Sassuolo, c’è già un obbligo di riscatto fissato a 9 milioni). La realtà, sommata ad una inevitabile svalutazione generalizzata del parco-calciatori (uno studio della Kpmg lo valuta di media intorno al 18%) dice che sul mercato finiranno anche i gioiellini tipo Kluivert, Under, Cristante, Schick, Florenzi, Riccardi e forse uno tra Diawara e Veretout. Senza contare che alcune proposte (leggi Psg per Calafiori) potrebbero cambiare in corsa lo status degli “incedibili”. 
ZANIOLO E PELLEGRINI A RISCHIO
Discorso che grazie alla ripresa del campionato dovrebbe preservare Pellegrini e Zaniolo. Con un nuovo stop, i due tornerebbero in ballo. Per questi motivi centrare la Champions diventa vitale. Senza, il ridimensionamento è dietro l’angolo. E Pallotta ne è consapevole. La strategia per ora è temporeggiare. A breve infatti saprà se i diritti tv saranno stati incassati per intero, se lo stadio a Tordivalle avrà fatto passi avanti, conoscerà le entrate maturate dalle cessioni e come sarà finito il campionato. Tempo, nella sua ottica, per rimettersi seduti al tavolo delle trattative c’è sempre. Bisogna capire, dopo l’ennesimo rifiuto, se come interlocutore troverà Friedkin ad aspettarlo. O qualcuno al suo posto
© RIPRODUZIONE RISERVATA