Roma, Pallotta al bivio: trovare liquidità o riallacciare con Friedkin

James Pallotta
di Stefano Carina
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Giovedì 4 Giugno 2020, 07:30
Anche a Trigoria attendono di conoscere quale sarà il piano a medio termine di Pallotta. Perché sul lungo periodo il proposito dell’azionista di maggioranza del club non cambia: cedere la Roma. Il “quando” e il “come” dipenderà però da diversi fattori che saranno chiari soltanto nelle prossime settimane. La definizione tipica degli ambienti economici - «comprare tempo» - mai come stavolta si addice al presidente giallorosso. Che agevolato dal decreto liquidità che gli permetterà di ritardare fino al 31 dicembre 2020 quello che resta della ricapitalizzazione (55 milioni), con la questione-stadio che ha ripreso linfa e potrebbe ottenere il via libera del Comune più la flebile speranza di agganciare sul campo l’accesso alla futura Champions (che porta in dote 50-60 milioni), ha deciso di rifiutare la nuova proposta avanzata da Friedkin. No quindi a 575 milioni, così strutturati: 125 milioni al closing, 52 milioni entro 6 mesi, 85 entro l’anno come iniezione di liquidità destinata al consolidamento della squadra e sotto forma di aumento di capitale consolidato, con 300 milioni destinati al debito strutturale più altri 13 per le partecipazioni più piccole della galassia giallorossa. Nulla a che vedere con i 704 milioni proposti a dicembre che avrebbero garantito una plusvalenza di 90 milioni. Ora, con lo scenario drasticamente mutato dalla pandemia, per Jim e soci il rosso sarebbe di oltre 100 milioni. Inaccettabile per chi ha fatto degli hedge fund la sua fortuna. 
PARTITA A SCACCHI
A questo punto sono due gli scenari possibili: 1) Nell’ottica del prender tempo, l’entrata di nuovi soci di minoranza che possano garantire, insieme a operazioni di factoring, liquidità immediata al club e permettere così l’interregno; 2) Rivalutare la società e sedersi nuovamente al tavolo delle trattative per la cessione dell’intero pacchetto, in una posizione più forte di quella attuale. Nel primo caso Goldman Sachs s’è già data da fare, inviando nuovamente il teaser di quattro pagine che illustra i vantaggi nell’entrare nel mondo Roma a diversi potenziali investitori. Brochure che è finita anche nelle mani di Joseph DaGrosa, gestore di un fondo di private equity (il General American Capital Partners di Miami) che partecipò all’acquisizione del Bordeaux 15 mesi fa insieme alla società King Street. Avventura-lampo: lo scorso dicembre ha infatti ceduto le sue quote (il 13,6%, pari a una quindicina di milioni). Tralasciando il ricordo pessimo lasciato nei tifosi transalpini, sarebbe eventualmente una figura in appoggio a Pallotta. Ma come lui sono almeno una decina i destinatari del dossier-Roma. Nel secondo scenario, al momento rimane in gioco soltanto Friedkin. Che sapendo come entro pochi mesi (probabilmente anche prima di dicembre, dovendo garantire margine di manovra al club) Pallotta dovrà comunque far fronte all’aumento di capitale (al quale i soci che lo affiancano non intendono partecipare), ha deciso di attendere. La partita infatti si gioca sulla liquidità. Quella che ad oggi la Roma non ha.
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