Un’anomalia che in passato a livello normativo comprendeva un arco temporale di una trentina di giorni (dal 27 maggio) prima dell’apertura del mercato (1 luglio) a torneo concluso. Ora invece ne abbraccia addirittura 90 (la nuova finestra aprirà il 1 settembre) con 12 giornate ancora da disputare in serie A più le coppe. Le perplessità sono inevitabili: siglare un pre-accordo di cessione e poi tenere il calciatore in rosa, con quali motivazioni resterà? Giocherà? E se si dovesse infortunare? Come si comporterà l’allenatore? Lo impiegherà comunque? Complicazioni in ottica-Champions che fanno da contraltare ad inevitabili agevolazioni a livello contabile, visto che se il contratto sarà depositato il 1 settembre, grazie a questa deroga sui pre-accordi, avrà impatto sul bilancio che chiuderà il 30 giugno.
MALUMORE
Per questo motivo l’indicazione ricevuta da Petrachi è di cedere possibilmente i calciatori ora in prestito. In primis Schick (in gol ieri). Il Lipsia ha un diritto di acquisto che scade a metà mese. La Roma ha già concesso uno sconto sui 29 milioni (o 28 in caso il club tedesco non centrasse la Champions) pattuiti, essendo disposta a scendere a 24 ma pagabili in un’unica tranche. Conoscendo però la situazione nella quale versa il club giallorosso, l’agente del ceco e la società tedesca stanno provando ad ottenere un ulteriore sconto, considerando che da 19,6 milioni in su, per la Roma rappresenterebbe comunque una plusvalenza. Per Florenzi, invece, il Valencia - una volta ottenuto il prolungamento del prestito - vuole, prima di sedersi e parlare di riscatto, capire che impatto avrà l’ex capitano nella Liga.
E anche per gli altri in partenza, inevitabilmente si gioca al ribasso. Situazione che nel complesso sta iniziando a preoccupare la piazza che teme, anche alla luce del rifiuto da parte di Pallotta alla nuova offerta di Friedkin, che alla lunga possano essere sacrificati Pellegrini e/o Zaniolo. Stanchezza, rassegnazione e sfiducia, sono il filo conduttore che unisce gran parte della tifoseria contro il presidente. Malumore esternato dalla maggior parte sui social e nelle radio locali. Nel linguaggio ultrà s’è invece tradotto nei due striscioni di contestazione apparsi domenica davanti alla sede dell’Eur.
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