Mourinho contro Sarri: per favore regalateci questo derby

Mourinho contro Sarri: per favore regalateci questo derby
di Andrea Sorrentino
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Mercoledì 2 Giugno 2021, 07:30

Prendete un mappamondo, infilateci uno spillone all’altezza di Roma e fatelo riemergere dalla parte opposta: gli antipodi dell’Urbe annegano nell’Oceano Pacifico, al largo della Nuova Zelanda. L’una il rovescio dell’altra. Come Formello e Trigoria, adagiate allo zenit e al nadir della città, simbolicamente prima ancora che per i cartografi. Ma la distanza si dilaterebbe ancora, sarebbe come l’asse tra Roma e Auckland, se Maurizio Sarri accettasse di allenare la Lazio. Lui contro Josè Mourinho, figuriamoci. Gli opposti a confronto. Filosofie calcistiche agli antipodi anche se l’una è il complemento dell’altra. La principale, la più evidente: Sarri vuole sempre la palla tra i piedi, Josè la lascia volentieri all’avversario, se serve, e gli serve spesso. Al Chelsea, Sarri portò Jorginho, e ancora lo ringraziano; l’uomo di fiducia di Mou a centrocampo era invece Matic, e fa tutta la differenza del mondo, e comunque ci vinse la Premier del 2015. Una sera del 2009, dopo aver sofferto con la sua Inter un possesso palla del Barcellona di Guardiola vicino al 70% in una gara di Champions finita 0-0, Mourinho tutto contento srotolò un apparente ossimoro: «Siamo stati in controllo della partita senza avere la palla». Più o meno quello che è riuscito a Tuchel contro Pep pochi giorni fa nella finale di Porto, ma insomma una simile dichiarazione farebbe venire l’orticaria a Sarri, l’uomo che solo con la squadra in attacco si sente sereno, infatti gli inglesi lo chiamavano Sarri-ball.


Mourinho contro Sarri sarebbe una benedizione per il calcio romano, incendierebbe la città di nuovi dibattiti alti e bassi, sposterebbe più su di parecchie tacche il livello della contesa, ossia esattamente ciò di cui qui abbiamo un disperato bisogno. Josè svelto furbo e rapido, esperto di guerre-lampo in campo e fuori: non a caso l’ultimo assalto l’ha vinto proprio contro Sarri, sfilandogli la panchina della Roma con feroce leggerezza presentandosi pure con un “daje” da immediato civis romanus, e non parliamo di come la sua carriera sia stata più precoce e vincente dell’altro, nonostante sia più giovane di 4 anni. Per dire, quando Mourinho metteva gli artigli sulla prima Europa League, Sarri alzava la Coppa Italia di D con il Sansovino. Le loro vite hanno cominciato ad avvicinarsi solo dal 2015, quando Sarri arrivò al Napoli dopo infinita gavetta, e intanto Mou portava a casa la terza Premier col Chelsea, ma il sarrismo stava ormai per esplodere, e pochi anni dopo, con Sarri allenatore del Chelsea, da Hazard in giù tutti i giocatori a dire che finalmente si giocava nella metà campo avversaria, anziché nella propria come con Mourinho (e pure con Conte). Josè che arringa le folle con movenze espressioniste, fa il gesto delle manette diventato iconico. L’altro paziente tessitore di trame, più silenzioso e solo in apparenza più composto, perché urla, parole e bestemmie a bordo campo gli sono costate parecchio, ma intanto è uno che mentre Josè sta facendo gesti al pubblico magari prende appunti sul suo libriccino. Dateci il confronto tra questi due, per favore. 
 

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