Roma, Mourinho: «Lasciateci tranquilli, non siamo ancora una squadra»

Roma, Mourinho: «Lasciateci tranquilli, non siamo ancora una squadra»
di Gianluca Lengua
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Mercoledì 22 Settembre 2021, 13:53 - Ultimo aggiornamento: 14:33

José Mourinho riporta l’ordine dopo la sconfitta contro il Verona e abbassa le aspettative salite alle stelle dopo un inizio stagione con sei vittorie consecutive: «Lasciateci tranquilli, perché non siamo candidati a niente, solo a vincere la prossima partita. In tre mesi si può sviluppare una squadra che è già squadra e dare qualcosa di personale. Quando una squadra non è una squadra, non lo fai in tre mesi». Ecco la conferenza integrale del tecnico alla vigilia della partita contro l'Udinese. 

Josè Mourinho, la conferenza stampa prima di Roma-Udinese

Come risolvere la situazione?

«Il mercato è chiuso e già mi volete far parlare di mercato. Non lo faccio. Analizzo la questione, ma non posso condividere con voi tutto quello che analizzo io. Non entro in questa dinamica, nello stesso modo quando abbiamo vinto tre partite di fila in campionato e altre tre in Europa non sono entrato nella dinamica di euforia, adesso non entro in quella dei problemi grossi. Abbiamo perso una partita, non abbiamo giocato bene e non ho altro da dire a voi. Ai miei giocatori sì, abbiamo analizzato la partita nei dettagli, guardando al futuro e non a quella partita perché non possiamo più vincerla». 

Un allenatore come lei, dopo un passo falso così ha bisogno della partita contro l’Udinese per capire che la squadra si è ripresa?

«Perché pochi si aspettavano la sconfitta? Perché ne abbiamo vinte tre? Qui è facile entrare nella dinamica della euforia e nella depressione. Mi avete visto celebrare come un pazzo una partita speciale per me. Mi avete visto euforico un minuto in due mesi. Mi avete sempre visto tranquillo, equilibrato, non euforico, ho sempre detto che lo scorso anno abbiamo finito settimi a 29 punti dietro l’Inter. Adesso non mi vedrete nella dinamica opposta perché abbiamo perso una partita. Magari io sono troppo onesto e dopo quella partita dovevo parlare del cartellino giallo a Veretout, la pioggia, il campo. Ho detto che abbiamo commesso errori e perso la partita, che siamo tristi e siamo rimasti equilibrati. Non è un risultato che fa cambiare idea. Io so perché sono venuto qui, per il mio livello di esperienza, maturità ed equilibrio per non lasciare questa gente andare in euforia per vincere tre partite e non trenta o andare in depressione perché ne è stata persa una, due o tre. Voi cercate di mettere noi nello stesso gruppo di squadre che hanno finito negli ultimi anni con 15/20 punti di più. Lasciateci tranquilli, perché non siamo candidati a niente, solo a vincere la prossima partita. Voi volete analizzare con me la partita di Verona? Non posso. Lunedì, giorno libero non per me e il mio staff. Eravamo qui ad analizzare, il giorno dopo con i calciatori abbiamo lavorato. Adesso, siamo candidati a vincere la partita contro l’Udinese. Io sono tranquillo, se sono meno felice? È normale. Ho detto di trasformare la tristezza in motivazione, se noi abbiamo un problema dopo aver perso una partita immaginate chi ne ha perse tre. La nostra strada è di ambizione, con base di tranquillità». 

Che insidie si aspetta dalla partita contro l’Udinese?

«È stato uno schiaffo nel risultato, ma non nel gioco.

Hanno giocato contro una squadra bravissima, però, sono arrivati gol da palle inattive e un gol strano. L’Udinese è una squadra solida, che sa come difendere e far male all’avversario. Hanno fisicità e gente di qualità e creatività, è una squadra di livello e partita difficile». 

Si è smarrito l’equilibrio di gioco su cui aveva lavorato all’inizio?

«In tre mesi si può sviluppare una squadra che è già squadra e dare qualcosa di personale. Quando una squadra non è una squadra, non lo fai in tre mesi. Le occasioni contro il Sassuolo sono conseguenza di ambizione nostra e questo non è un problema. Se perdo una partita per troppa ambizione e troppa voglia di vincere non è un problema. Il problema sono i tre gol in una partita, se vai fuori casa e ne segni due devi vincere. In quella partita dal punto di vista difensivo ci sono stati problemi, ma ce ne sono stati anche offensivi. Non ne parlo con voi perché Gotti è interessato a saperli, ma posso dire che in quella partita abbiamo giocato male. Faraoni ha fatto il gol della vita in un momento che la partita poteva cambiare. Non ho voluto cercare alibi, abbiamo perso e abbiamo perso. Domani ce ne sta un’altra da giocare».

Come sta Viña?

«Non ci sarà domani. Calafiori è valido, ma ha 19 anni, pochissime partite di Serie A. È valido per noi, ma se fai la stessa domanda a 4/5 squadre più forti di Serie A, magari il loro allenatore ti dice che non è valido perché hanno due giocatori esperti e di esperienza. Per noi è valido, ha fatto una partita timida, ma equilibrata. Abbiamo avuto problemi difensivi e mi aspetto dai miei terzini di più. Ha 19 anni, ha bisogno di tempo per diventare un giocatore più maturo». 

Come stanno i due mediani? Come li gestirà?

«Ci sono squadre che hanno la possibilità di pensare così, per noi è più difficile. In qualche posizione è più facile perché ci sono giocatori diversi. Di solito non dico che gioca o chi no, ma per dare una risposta più concreta dico che domani giocheranno Cristante e Veretout». 

Il rischio euforia e depressione riguarda anche i giocatori?

«Io posso controllare solo i giocatori, non i giornalisti, i tifosi e altro. Posso influenzare solo chi è vicino a me. Mi è piaciuto il comportamento dopo le vittorie. Abbiamo celebrato quel minuto contro il Sassuolo perché è incontrollabile, in altre vittorie ho visto uno spogliatoio controllato e dopo la sconfitta ho visto uno spogliatoio triste, ma equilibrato. Siamo tornati e dobbiamo trasformare la tristezza in motivazione, sempre con questo livello di stabilità. Prima della sconfitta, ho detto che una stagione non è un’autostrada, ma una strada con curve in cui devi guidare con concentrazione, visione e tranquillità. L’autostrada è per una squadra top di quelle che vincono ogni partita, magari Bayern, Psg. Non è autostrada, tranquilli, piano piano». 

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