Roma-Lazio, Blitz contro Zaniolo: è un derby avvelenato

Lo striscione contro Zaniolo
di Romolo Buffoni
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Domenica 26 Gennaio 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 03:12

Un’incursione in territorio “nemico” per appendere uno striscione pesante, dal significato odioso, che ha avvelenato la vigilia del derby. «Zaniolo come Rocca, Zoppo de Roma» e, accanto, il disegno di una sedia a rotelle. Gli ultrà della Lazio hanno affondato il colpo, andando nottetempo a Trigoria davanti ai cancelli del centro sportivo Fulvio Bernardini, per offendere il talento giallorosso di oggi - fuori combattimento per la rottura dei legamenti crociati anteriori del ginocchio destro patita due settimane fa, durante il match di campionato all’Olimpico contro la Juventus - e quello di ieri. Nicolò, 20 anni, gran prospetto di campione in maglia giallorossa e azzurra, accostato a “Kawasaki” (65 anni) negli anni 70 terzino dal talento purissimo, che già aveva conquistato la Nazionale, rovinato da un infortunio al ginocchio che lo costrinse nel 1981 al ritiro dopo un lungo calvario. Fatale tornare con la memoria a quasi 41 anni fa, allo striscione «Rocca bavoso, i morti non resuscitano» che il 29 ottobre 1979 fu preso a pretesto dalla follia di Giovanni Fiorillo. L’omicidio di Vincenzo Paparelli, per anni oltraggiato da cori e slogan disumani, è il punto più buio della storia del derby.

Roma, un altro striscione contro Zaniolo e la sua famiglia



LE REAZIONI
«Penso che chi ha fatto quello striscione non è un tifoso che ama il calcio», il commento dell’allenatore romanista Fonseca. «Mi auguro che il derby sia uno spettacolo, in campo e anche fuori», l’appello di Inzaghi durante la conferenza stampa pre-match, nella quale la Lazio ha chiesto di non fare domande sul caso «perché non sono cose che appartengono alla società». Sulla pagina Facebook “La voce della Nord” sotto al post di “rivendicazione” del blitz molti tifosi laziali hanno lasciato commenti critici, dissociandosi. Durissimo lo sfogo della figlia di Rocca, Chiara, affidato al suo profilo Facebook: «Mi fate schifo non in quanto laziali ma in quanto esseri umani, individui con cui purtroppo condivido l’appartenenza alla specie. Non si tratta di Roma e Lazio, quello che è stato scritto stanotte fuori Trigoria va ben oltre. Sciacquatevi la bocca e vergognatevi da adesso all’eternità». Zaniolo bersaglio preferito degli “sfottò” laziali. Malvisto dalla curva Nord - notoriamente schierata politicamente a destra - anche per il “Bella ciao” intonato alla cena di Natale insieme a Mancini, in un video che fece rapidamente il giro del web e degli smartphone.
L’ESCALATION
Nicolò è diventato paradossalmente “uomo derby” nonostante sia solo spettatore (all’Olimpico saranno in 60mila). Per lui gli ultrà hanno sconfinato: non più il ponte pedonale di via degli Annibaldi, con sfondo Colosseo, dove per anni le due fazioni si sono prese in giro, insultate e minacciate (fecero scalpore i manichini con maglia giallorossa impiccati). «Salta con noi», gli avevano cantato in curva Nord durante Lazio-Samp. «Mi fate pena, siete inferiori», la replica di Zaniolo via Instagram. Dai social, dove le provocazioni raggiungono livelli ben oltre il limite della decenza e dove i calciatori hanno fatto il madornale errore di mischiarsi, lo scontro dialettico è tracimato nella vita reale. Così ieri a Trigoria, nel bagno di folla della Roma con mille tifosi, campeggiava lo striscione «Vincete per Zaniolo». Un’escalation che, ovviamente, non ha una fazione vittima e l’altra colpevole. Si ricordano i crudeli striscioni romanisti dedicati a Gascoigne e al suo brutto infortunio al ginocchio («’Na carozzella va, co ‘no straniero...») o quelli dei laziali a Totti dopo il crac alla gamba nel 2006 («Ai Mondiali in Germania vacce co questa», vicino all’immagine di una sedia a rotelle). Più recentemente, quando Lulic rischiò di perdere un dito per un infortunio in allenamento, i romanisti fecero lo striscione «Non c’è ricrescita» (ribaltando il «non c’è rivincita» coniato dai rivali dopo la finale di coppa Italia risolta dal gol del bosniaco). Odio verso il terzino che ha travolto Pruzzo, bomber dello scudetto ‘83, vittima del “fuoco amico” per averne lodato la prova in Supercoppa. Sfottò macabro toccato in settimana anche a Immobile, al quale via etere è stata augurata la rottura di tibia e perone. «Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani», la riposta di Ciro via Instagram. L’allerta delle forze dell’ordine è massima, ma sarebbe bene che i giocatori tornassero a “rispondere” solo sul campo.

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