Roma, la rosa di Fonseca è appassita

Roma, la rosa di Fonseca è appassita
di Ugo Trani
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Lunedì 3 Febbraio 2020, 07:30
Petrachi, già nel bel mezzo del crollo vergognoso di Reggio Emilia, ha alzato la voce nello spogliatoio della Roma: parole pesanti rivolte durante l’intervallo ai giocatori, in perfetto stile oxfordiano del ds, per richiamarli a quelle che devo essere le loro responsabilità. Messaggio che avrà il suo effetto (ovvio) fuori dallo stanzone del Mapei Stadium. Non in classifica, però. In piazza, invece, porta almeno consenso. Mediaticamente, dunque, mirato. Piace alla gente e quindi va fatto (e subito pubblicizzato) quando si cade come contro il Sassuolo. Senza metterci l’anima e la concentrazione. Senza scendere in campo. E facendo venire il dubbio che l’esibizione di sostanza contro la Lazio fosse stata frutto della casualità. Addirittura stupito, al telefono, il presidente uscente Pallotta: resa inspiegabile. Solo per lui, però.

VUOTO A PERDERE
Se il rimprovero c’è stato, è mancato, invece, il mercato, almeno nella sessione invernale. Da sfruttare per andare incontro alla doppia richiesta di Fonseca e, se fosse stato possibile, anche per correggere qualche errore estivo che pesa sul rendimento della Roma nella corsa Champions. L’Atalanta, pareggiando a Bergamo contro il Genoa, sembra aspettare i giallorossi, tra l’altro da ospitare sabato 15 febbraio: stessi punti, a quota 39, ma adesso al 4° posto per la miglior differenza reti (+16, distacco incolmabile) e avanti comunque per il successo nello scontro diretto dell’andata (0-2 all’Olimpico). Petrachi, a Milano, ha fatto però scena muta, ritrovando invece la parola appena ha avuto in pasto i giocatori: a loro, già sotto esame, ha affidato il suo destino. Anche lui, con lo sbarco del nuovo proprietario Friedkin, è sotto la lente di ingradimento. Che al momento amplifica l’assenza di rinforzi che rischia di penalizzare Fonseca e la squadra nella seconda parte della stagione. Il ds è come se non fosse intervenuto sulla macchina che si è fermata a fine 2019: 4 punti in 5 partite di campionato, 4 ko in 7 partite, contando le 2 di Coppa Italia (eliminazione ai quarti). Spia rossa accesa, 24 ore su 24. Eppure non ha fatto nè il pieno di benzina, nè l’ha dotata della ruota di scorta. Avanti al minimo, anche per non compromettere ulteriormente la situazione. Alla guida l’allenatore che, come hanno fatto pure i suoi recenti precedessori, ha chiarito in pubblico come fosse complicato trovare i giocatori per potenziare la rosa. Gli stessi concetti usati da Garcia, Spalletti e Di Francesco, consapevoli che il club giallorosso certi investimenti non se li può permettere. Meglio magari confermare i presenti. È successo pure la scorsa settimana, quando il portoghese si è tenuto stretti Cetin e Kalinic. Spaventato, o quasi, dai possibili sostituti dei panchinari. I ricambi che avrebbe voluto, invece, non sono mai apparsi all’orizzonte su via di Trigoria: il titolare che, sulla fascia destra, avrebbe dovuto prendere il posto di Zaniolo e quello che numericamente, con Diawara che solo oggi (consulto dal professor Cerulli) saprà se vale la pena insistere con la terapia conservativa (se, invece, si dovrà operare, stagione in pratica finita), avrebbe consentito a Veretout e Cristante di prendere fiato (e anche un raffreddore). «Ho bisogno di calciatori esperti e pronti per giocare» l’appello a salve del tecnico. Sono arrivati 3 giovani (classe ‘98): il difensore centrale Ibanez sempre escluso nell’Atalanta, il centrocampista Villar titolare nell’Elche di Segunda Division e l’esterno alto Perez riserva del Barça. Operazioni contromano sulla via indicata da Paulo. Che magari ripartirà con la vecchia guardia: Fazio, Kolarov e Perotti.

GESTIONE COMPLICATA
La Roma in panne nel nuovo anno non deve sorprendere. La rosa non è solo incompleta, ma anche sgrammaticata. Basta guardare la difesa. Folla in centro: 6 opzioni, compreso Jesus scaricato da società e allenatore. Carestia di lato: dopo l’addio di Florenzi, Peres è l’alternativa di Santon, staffetta (o tandem) che non si augura a nessuno. Zappacosta, tra l’altro, non è pronto e viene dall’intervento al crociato. Spinazzola, ceduto e riacquistato in 3 giorni, e Kolarov a sinistra incrociano anche loro le dita: prima la salute. E davanti il finalizzatore scelto è ancora Dzeko: 10 reti in A. Il suo vice Kalinic sta invece per festeggiare i suoi 13 mesi a digiuno. Gli esterni Under e Kluivert fanno mezzo centravanti con 5 gol, rispettivamente 2 e 3. Cilecca davanti alla porta proprio come sul mercato. 
 
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