Roma, la legge di Mou: «Vincere. Punto»

Roma, la legge di Mou: «Vincere. Punto»
di Stefano Carina
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Giovedì 8 Luglio 2021, 07:30

L’ABC di Mou sarà più chiaro oggi, dopo l’attesa conferenza stampa di presentazione alla Terrazza Caffarelli. Un evento, a tal punto che le reti Mediaset (sul canale 20, Infinity) hanno deciso di mandare in diretta in chiaro l’avvenimento. Quando il portoghese parla, non lo fa mai a caso. Psicologia e provocazione vanno a braccetto per il fine ultimo: la vittoria. Un obiettivo che si è trasformato nel tempo quasi in un’ossessione per il portoghese e che invece da queste parti è diventata ormai una chimera. Due opposti che debbono trovare un punto di contatto. Lo Special One in queste settimane ha già orientato l’attenzione dove conviene di più. Non a lui ma al gruppo. Lo farà anche oggi. Il suo carisma gioca un ruolo fondamentale e le ultime interviste a Talksport, GQ, sino a quella rilasciata al sito del club, ne sono la conferma. Concetti chiari, diretti, mai scontati. 
MISSION IMPOSSIBLE 
Come quando ha parlato di «Mission Impossible». In effetti per una società che ha vinto l’ultima Coppa Italia nel 2008 e fallisce da tre stagioni l’accesso alla Champions, termine più indovinato non poteva esserci. José alza l’asticella ma allo stesso tempo si cautela sulle aspettative: «Se uno pensa che il progetto sia, ‘Domani arrivo e dopodomani vinciamo’... beh, questo non è un progetto». Un assist al programma a medio-lungo termine indicato nella lettera d’insediamento dei Friedkin ai quali però ricorda con un sorriso di aspettarsi dei «regali»: prima arrivano e prima finisce il digiuno. In tal senso possibili novità in giornata con l’annuncio di Rui Patricio. 
La cautela sulle aspettative esterne, si scontra con gli incentivi che deve invece regalare all’interno. E non a caso una delle prime decisioni è stata quella di cambiare la scritta motivazionale nella palestra di Trigoria. Si è passati dalla legge della giungla («La forza del lupo è il branco. La forza del branco è il lupo») alla legge di Mou: «Vincere malgrado tutto». Una scelta non banale. Perché se rappresenta la stella polare della carriera del portoghese, s’intreccia con i ricordi più belli della tifoseria giallorossa. Dalla coreografia più iconica della storia della Curva Sud (il «Ti Amo» del 23 ottobre del 1983 corredato dallo striscione ‘Una fede, una volontà, un traguardo. Vincere malgrado tutto’), all’urlo di battaglia di Roma-Slavia Praga del 1996, una delle partite più romaniste di sempre. Il «noi» che sostituisce l’«io» («Non sarà il mio progetto, quello dei Friedkin o di Pinto, ma sarà il progetto dell’As Roma») è il mezzo che regala l’idea di compattezza. La speranza, invece, prende la forma della «luce». Chissà che nello scegliere questo termine non abbia preso spunto dal poeta William Blake: «Chi non ha luce in viso, non diventerà mai una stella». L’obiettivo è quello, tornare a splendere magari senza ostentarlo come accaduto nel recente passato, dove la presunta regina si è trasformata nel tempo in un’anonima figurante. 
LA CHIAREZZA 
Per riuscirci, serve «empatia», «passione», «entusiasmo», «sensazioni umane», «orgoglio» e ... «chiarezza».

Dall’inizio il gruppo dovrà avere in mente le regole. Poche ma inderogabili. L’istituzione di una lista A e una B ne è l’esempio. Nella seconda, infatti, figureranno tutti i calciatori (Pedro, Pastore, Nzonzi, Fazio e tanti altri) che non rientrano nel progetto tecnico e non faranno parte del ritiro. Per 20 giorni (nei quali si disputeranno anche le prime amichevoli con Montecatini, Triestina e Debrecen) godranno di un diplomatico supplemento di vacanze volto a risolvere le loro questioni. Tradotto: togliete il disturbo. 

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