I NUMERI
In serie A, Manolas e compagni sono ultimi nella speciale statistica dei tiri subiti considerando il pool ristretto delle squadre che si giocheranno presumibilmente un posto nella prossima Champions. La Roma, infatti, viaggia ad una media di 16,3 tiri concessi a gara. Peggio della Juventus (9), del Napoli (9,8), dell’Inter (10,8), del Milan (11,3) e anche della Lazio, che proprio nella fase difensiva lamenta il suo tallone d’Achille (12,5). Per questo motivo non deve rincuorare più di tanto il fatto di aver subito le stesse reti del Napoli (10) che, a differenza dei giallorossi, nel suo cammino ha incontrato Juventus, Milan, Lazio, Fiorentina e Sampdoria mentre la Roma, nelle prime 8 gare, ha già affrontato le ultime cinque della classifica (Chievo, Frosinone, Empoli, Atalanta e Bologna). Attualmente, quella romanista, è la nona difesa della serie A, dietro la Sampdoria (4), la Juventus (5), l’Inter e la Fiorentina (6), il Parma, il Torino, il Cagliari e la Lazio (9). Il trend positivo nelle ultime gare con il passaggio al 4-2-3-1 ancora non basta. L’ultimo step dovrà passare inevitabilmente dalla crescita individuale di alcuni interpreti. Fazio, ad esempio, al netto dei due gol segnati in campionato al Milan e alla Lazio, fatica ancora ad esprimersi ai livelli dello scorso anno. Kolarov, con il gol al derby e la buona prestazione con il Plzen, ha fatto dimenticare un avvio di stagione alquanto balbettante. Discorso simile per Olsen che, al netto delle ultime tre gare su quattro concluse con la porta inviolata, ancora alterna parate a indecisioni. Anche con il Plzen, in una partita scivolata via senza patemi, un paio di valutazioni errate - la prima su un cross, l’altra sbagliando uno stop di piede - potevano costare care.
© RIPRODUZIONE RISERVATA