Roma, la classifica può incidere sulla cessione del club: svalutazione in corso

Friedkin
di Stefano Carina
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Lunedì 10 Febbraio 2020, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 13:26
Da sabato Marc Watts (braccio destro di Friedkin) ha lasciato Roma. La valutazione degli asset strategici del club è conclusa. Quello che manca è la comunicazione dell’offerta vincolante. Inevitabilmente bisognerà attendere ancora qualche giorno. Le parti - in un primo momento - avevano stabilito che potesse essere formulata entro il 20 febbraio. Non è escluso che possa slittare di qualche giorno. Un protrarsi dei tempi che non mette in dubbio il felice esito del negoziato ma che, complice anche la brusca frenata della Roma in campionato, potrebbe comportare delle variazioni al ribasso sull’offerta finale: in tal senso esiste già una clausola. Pallotta, infatti, è consapevole che il suo asset scivolando sempre più lontano dalla zona Champions, gli sta facendo correre il rischio d’incassare meno di quanto avesse preventivato. E anche Friedkin, benché abbia in mente un piano industriale a lungo raggio, almeno inizialmente potrebbe vedersi costretto a non godere degli introiti che soltanto la Champions sa regalare. Basta fare due conti: nel 2017-18 (al netto del botteghino) i giallorossi arrivarono ad incassare 83,802 milioni (dati Uefa). Ma anche senza semifinale, nella stagione successiva, i ricavi sfiorarono i 57 milioni (56,2). 

ROSA SFIORITA 
Per questo motivo il richiamo di Fienga alla squadra non va sottovalutato. Perché con la Roma fuori dall’Europa che conta, anche il valore della rosa ne risulterebbe minato. Friedkin, nonostante il club abbia salutato gli stringenti paletti del ‘Settlement Agreement’ e consapevole di come la Uefa sia più clemente in occasione dei cambi di proprietà, almeno inizialmente proseguirà sulla linea tracciata dal management attuale. Tradotto: considerando che i conti vedono al momento come proiezione al 30 di giugno (al netto di introiti al momento non ipotizzabili come la vittoria dell’Europa League) un saldo negativo leggermente superiore ai 100 milioni, sarà inevitabile qualche cessione. Partendo dal presupposto che appare quantomeno improbabile che il nuovo proprietario possa presentarsi cedendo uno dei due gioielli della rosa (il capitano in pectore Pellegrini e Zaniolo che ora, tra l’altro, è infortunato), gli altri elementi rischiano di non garantire plusvalenze elevate. Un esempio su tutti: Under. Il turco, da tempo, è designato a lasciare la Roma a fine anno. Il problema è che il club lo valuta 40 milioni. Il Milan, a gennaio, ha offerto invece uno scambio alla pari con Suso o una ventina di milioni, poco meno della cifra ricavata dalla cessione dello spagnolo al Siviglia. Discorso simile anche per altri. Senza considerare gli over trenta (Kolarov, Fazio e Dzeko) ai quali sono stati rinnovati i contratti negli ultimi mesi, quelli più appetibili a livello anagrafico, complice la stagione sinora deludente, difficilmente possono garantire un plusvalore risolutivo per i conti della società. Anche per l’alto costo dei loro cartellini. Al netto dell’anno di ammortamento, sul quale bisognerà poi regolarsi in ottica plusvalenze a giugno, Pau Lopez è costato una trentina di milioni, Spinazzola 29,5, Diawara (con alle spalle un intervento chirurgico al ginocchio che dovrà replicare a fine campionato) 21, Veretout 17 (+2). Diverso il discorso di Mancini che pur avendo una valutazione di 23 milioni, 8 sono legati ai bonus. Conti che anche lo staff di Friedkin si sarà fatto. 
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