TESTA A TESTA
Argentino il primo, armeno il secondo, più incline al dribbling secco Diego, più facilità di calcio Henrix, due reti l’ex Genoa, tre per il giocatore in prestito dall’Arsenal. Un testa a testa che si ripropone per la quarta volta. Quinta, se si considera la scelta in corsa a Verona. Sinora Fonseca ha sempre optato per Perotti dal via. Che sembrava quasi un dimenticato dopo l’infortunio che lo ha tenuto ai box per quasi due mesi. Doveva essere il suo anno. Poi, pronti e via, arriva l’infortunio al polpaccio dopo Roma-Genoa. Una tegola. Alla quale s’è sommato paradossalmente l’arrivo di Mkhitaryan e come se non bastasse l’esplosione di Kluivert.
LA RISALITA
Ma il tempo a volte sa essere galantuomo, soprattutto con chi è capace a (ri)salire sui treni in corsa. Diego è uno di questi. Del resto l’uomo che il giorno dell’addio di Totti con quel gol allo scadere regalò l’accesso diretto alla Champions e qualche mese dopo con la rete al Qarabag permise l’accesso come primi nel girone agli ottavi è uno che non si arrende mai. Quando pensi che ha mollato, eccolo lì che è pronto a piazzarti il colpo che non ti aspetti. Altruista e decisivo, come piace Fonseca che però ha un debole per Mkhitaryan. Ogni volta che può, lui poco incline ai complimenti individuali, lo incensa, consapevole della qualità che l’armeno dispone. In effetti uno che in appena 426 minuti, giocando perlopiù spezzoni finali di partita, ha già segnato 3 gol, si definisce da solo. Proprio questa dote di accendersi subito, di entrare subito in partita, un po’ come accadeva a Vinnie Johnson - soprannominato il ‘forno a microonde’ - negli anni d’oro dei Detroit Pistons, lascia presumere che anche stasera Perotti possa partire dal via per poi lasciare spazio a Henrix.
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