Roma, tre milioni per dire Fonseca

Roma, tre milioni per dire Fonseca
di Stefano Carina
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Venerdì 7 Giugno 2019, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 10:50

Nessuno sconto ma semplicemente il pagamento della clausola rescissoria, l’equivalente del totale del compenso che avrebbe ricevuto restando allo Shakhtar (il contratto scade nel giugno del 2020). Tre milioni dividono Fonseca e la Roma a meno che il tecnico non riesca a far valere quel gentlemen’s agreement del quale ha parlato martedì a Fienga e Petrachi nella riunione di Madrid. Ieri il portoghese ha avuto una lunga conversazione telefonica con il presidente Akhmetov provando a convincerlo di liberarlo gratis. I segnali però che arrivano dall’Ucraina, non registrano ancora il via libera. La situazione appare chiara: lo Shakhtar, come dichiarato pubblicamente dal magnate qualche giorno fa, non si metterà di traverso nel lasciar partire l’allenatore ma esige il pagamento dovuto. La palla passa al club giallorosso. Che ancora una volta, come già accaduto con Conte e Gasperini, è in una posizione dove non può dettare condizioni. Si fa come decidono gli altri. E se Akhmetov, come sembra, non farà passi indietro, per liberare Fonseca dovrà versare tre milioni. Probabilmente è per questo motivo che ieri sera l’entourage del tecnico di Nampula ha negato un viaggio imminente del loro assistito in Ucraina per sbloccare la situazione. Se dovesse servire in un secondo momento, sarà fatto ma almeno per ora il quadro è molto chiaro. Fonseca rimane dunque in Portogallo dove si sta godendo un periodo di vacanza, aspettando un segnale da Trigoria. 
LA PROVOCAZIONE 
Più difficile si sta rivelando invece per Petrachi liberarsi dal Torino. Il presidente Cairo continua a fare muro nel non accettare le dimissioni presentate dal ds. Dopo aver visto il filmato che ritrae il dirigente salentino con il Ceo Fienga all’aeroporto di Fiumicino martedì notte, la situazione s’è complicata oltremodo. Petrachi - al quale è stato chiesto di rinunciare alle ultime tre mensilità e ad altri compensi maturati nella sua esperienza quasi decennale in granata - continua a sperare che a fronte di questa rinuncia la situazione possa sbloccarsi a breve. Altrimenti, come extrema ratio, potrebbe decidere di giocarsi l’ultima carta e accettare in modo provocatorio di restare a Torino per l’ultimo anno di contratto. A quel punto Cairo si ritroverebbe in casa un ds con il quale ha rotto ogni rapporto che dovrebbe costruire la squadra per la prossima stagione. Situazione a dir poco surreale. A Trigoria sono consapevoli che l’intransigenza del Torino potrebbe ammorbidirsi a fronte di un indennizzo di un calciatore. Il nome individuato dai granata è Cangiano. Il problema, però, è che nessuno fa la prima mossa. Cairo perché risentito con la Roma e con il dirigente. La Roma invece perché conoscendo il gelo intercorso tra le parti nell’ultimo anno, ritiene - ingaggiando Petrachi - di risolvere un problema al Torino. E così lo stallo continua. 
RANIERI, RADU E PINAMONTI
Chi invece ha agito in anticipo è stato Ranieri. Che quando ha capito che non sarebbe stato confermato, ha fatto da solo un passo indietro. Da quel momento, l’allenatore s’è trasformando in un libro aperto, parlando apertamente di tutto ciò che riguarda il club. Anche ieri non è stato da meno: «L’inchiesta su De Rossi? Ad hoc, fatto da chi voleva fare un po’ di caos.

Lo sappiamo tutti da dov’è partita e sicuramente lo sanno anche i tifosi». Epilogo su Totti (immortalato a Monte Carlo mentre Fienga e Petrachi erano a Madrid): «Scegliendo me ha inciso. C’era chi voleva Paulo Sousa e lui invece ha detto che voleva me». Vero, in parte. In realtà la Roma ha virato sul tecnico romano soltanto quando Paulo Sousa non ha accettato i 3 mesi proposti dal club che subordinava un altro anno di contratto all’ottenimento della Champions. Ranieri è stato l’unico a dire di sì senza porre condizioni.Mercato: l’Inter oltre a Dzeko chiede anche Kolarov, la Roma disposta a trattare ma oltre al cash vuole anche un giovane tra Radu e Pinamonti. 

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