Roma, carisma, personalità e mentalità: se Pedro non si ferma solo ai gol

FOTO MANCINI
di Stefano Carina
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Lunedì 2 Novembre 2020, 07:30

Ancora in gol. Il terzo in campionato, il più semplice dal suo arrivo a Roma. Giudicare però la partita di Pedro da un tocco a porta sguarnita sarebbe un limite. Più gioca, più si diverte. E quando si diverte lui, si divertono i compagni e chi li vede. Umile, generoso, l’ex Chelsea è un manuale più che da sfogliare, da guardare per chi si avvicina a questo sport. Ieri il confronto a distanza con il connazionale Callejon lo ha stravinto. Quasi quanto la Roma ha surclassato la Fiorentina. Propositivo e pericoloso con un tiro a giro a sfiorare il palo nel primo tempo. Decisivo nella ripresa a chiudere i conti dopo una serie infinita di errori sotto porta di Dzeko e compagni. Rispetto a come eravamo abituati a vederlo in Premier e con il Barcellona, adesso gioca a tutto campo. Generoso, sempre a disposizione del compagno. Gli è bastato poco per diventare un leader nello spogliatoio. Quello che la lingua ancora non gli permette (anche se lo spagnolo lo agevola certamente nella comunicazione) è sopperito dal carisma con il pallone tra i piedi. Non a caso, dal suo arrivo, ha sempre alzato l’asticella. Fonseca parla (realisticamente) di quarto posto? Lui di scudetto. Il ragionamento è semplice: bisogna puntare al massimo. Perché se voli basso, il rischio è quello di chiudere più giù. 
QUALITÀ AL POTERE 
Lui, Edin, Pellegrini e Mkhitaryan parlano lo stesso linguaggio, quello della qualità. E pensare che al suo arrivo c’era anche chi lo aveva bollato come ‘vecchietto’, al netto di un palmares che racconta di un signore che ha vinto tutto. Ok, 33 anni dice l’anagrafe ma come spiegato bene da Fonseca sabato, «in Italia l’aspetto positivo è che non si guarda alla carta d’identità ma alla qualità. In altri paesi si comincia a dire che i giocatori sono vecchi quando si avvicinano alla soglia dei 30 anni. L’importante è guardare alla loro integrità». E in tal senso, un brivido Pedro lo ha fatto correre alla Roma. Nemmeno arrivato, lo spagnolo è stato operato alla spalla lussata in seguito all’infortunio rimediato nell’ultima gara disputata con la maglia del Chelsea nella finale di FA Cup persa contro l’Arsenal. 
L’ALMA IBERICA 
Sembrava che potesse esser pronto a ottobre e invece, alla prima di campionato, il tecnico portoghese gli ha dato subito fiducia, a discapito di un ritmo ancora da (ri)trovare.

Ora, più gioca, più sembra essere indispensabile. È Pedro a guidare la colonia spagnola nella Capitale. Un cambio di tendenza rispetto al passato, quando brasiliani e argentini erano soliti popolare i campi di Trigoria (il record assoluto parla di 8 brasiliani nel 2010-11: Adriano, Taddei, Julio Baptista, Cicinho, Doni, Juan, Julio Sergio e Simplicio). Un faro per i connazionali ma anche per il resto della rosa. L’ex Chelsea ha portato nella Roma brio, imprevedibilità e mentalità vincente. Sei partite, tre gol, è il suo biglietto da visita. E la sensazione è che il bello deve ancora venire. 

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