RIPARTENZA
Ma si sa, a Trigoria c’è la volontà di ripartire dal vecchio sistema di gioco, che ormai un po’ tutti hanno metabolizzato. Quindi De Rossi e Nzonzi sono i due centrali, Strootman, Cristante, Pellegrini e Pastore sono le mezz’ali, per un centrocampo praticamente rivoluzionato. Con certi principi modificabili: Pastore trequartista nel 4-3-1-2 è una possibilità, al momento non troppo presa in considerazione, fatte salve certe situazioni di gioco che durante le partite possono presentarsi. Ed ecco che davanti all’argentino vedremo due punte più strette, tipo Dzeko e Schick. Ma la base, come detto è il 4-3-3. Nzonzi è il regista, il difensore davanti alla difesa. Ha forza, è alto 1,96 m per circa 75 kg, e qualità. Un ragionatore, un verticalizzatore. Un elemento di personalità, che si va ad aggiungere ad altri dello stessa pasta come De Rossi stesso e Strootman. Non è Vieira, ma è un giocatore con caratteristiche simili. La Roma aveva bisogno di fisicità e di qualità. Di un regista con il fisico, che potesse alternarsi con De Rossi, che è un classe ‘83 e non può giocare ad altissimi livelli tutte le partite di campionato e Champions. Nzonzi è bravo nell’abbassarsi tra i due centrali di difesa a giocare il primo pallone ed è abile anche nella metà campo avversaria, alzando la linea e guidando la squadra all’aggressione continua nel territorio avversario (che è un po’ il diktat di Di Francesco, come lo era di Sampaoli - con cui ha fatto anche il vertice alto del rombo - ai tempi del suo Siviglia).
L’EQUILIBRATORE, EL PULPO
Sa (dovrà) essere regista ed equilibratore, proprio per la sua capacità di andare al recupero del pallone. Sampaoli lo ha soprannominato “el pulpo”. Per via delle lunghe leve, capaci di intercettare e sradicare la palla dai piedi avversari e far ripartire l’azione in velocità. Da uno studio statistico realizzato sul campionato spagnolo è emerso che Nzonzi avesse una media altissima di passaggi riusciti a partita, quasi il 76 per cento, più di fenomeni come Iniesta, Modric e Busquets. Nzonzi è un giocatore completo, anche se ha i suoi difetti. Non è velocissimo e non ha un grande predisposizione difensiva, non è eccezionale nell’uno contro uno. E soprattutto non segna molto, nonostante le sue doti tecniche e, appunto, fisiche. E’ uno che fa la squadra e ha bisogno della squadra. Al di là dei moduli che andrà a interpretare. Di Francesco aveva bisogno di un calciatore così. Ora sta a lui mantenere certe premesse e promesse.
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