Roma e Lazio, la crisi è capitale: da anni non si vedeva un simile gap da Milan e Inter

Roma e Lazio, la crisi è capitale: da anni non si vedeva un simile gap da Milan e Inter
di Alberto Abbate
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Giovedì 10 Febbraio 2022, 09:43 - Ultimo aggiornamento: 09:55

La crisi è capitale. Dopo l'uscita di Roma e Lazio dalla Coppa Italia, è ancora più evidente. Sarà il derby meneghino Inter-Milan, la semifinale. E pensare che le due storiche rivali, concentrate sul duello maggiore per il tricolore, non hanno fatto chissà quale sforzo per ottenere questa qualificazione. Semplicemente, negli ultimi due anni hanno programmato e ampliato le proprie rose. Gli scudettati nerazzurri hanno tagliato i costi con le cessioni big di Lukaku e Hakimi, e sostituito Conte. Ovviamente con Simone Inzaghi, per non sconvolgere il 3-5-2. I cugini rossoneri hanno proseguito la strada tracciata da Pioli, assecondando le sue richieste con giovani di belle speranze, senza chissà quali folli spese. Basti pensare che entrambe le società avevano bussato per Luis Alberto quest'estate, salvo scappare di fronte ai 40 milioni richiesti da Lotito per il suo genio ribelle.

Gli organici incompleti

Ieri è partito dalla panchina, Luis Alberto. È subentrato a disastro ormai compiuto, sul 3-0: «Una scelta condivisa con l'allenatore, ma la sconfitta non è arrivata certo per la mia assenza dal primo minuto. Non abbiamo giocato, né difeso né attaccato. Basta dire che siamo in costruzione, sono passati sei mesi, siamo forti e dobbiamo dimostrarlo». Sarri continua ad augurarsi che il problema stavolta non sia mentale ma fisico. Forse nel calderone c'è tutto perché, quando la Lazio torna a giocare ogni tre giorni, crolla di brutto. Il trend non cambia nemmeno dopo lo spettacolo di Firenze e il famoso patto del gambero. E allora si torna alle polemiche di mercato. Non si ricorda un organico biancoceleste con una sola prima punta di ruolo da tempo. Ci sono solo due difensori centrali (manca pure Acerbi, oggi 34enne) e due adattati, manca un terzino sinistro, un regista puro.

Nei singoli la Lazio è forte, è vero, ma conta tanto avere gli uomini giusti nei ruoli giusti nel calcio.

L'improvvisazione dietro Mourinho e Sarri

Coi fichi secchi non si possono fare le nozze. Mourinho lo ha persino detto esplicitamente. Adesso lo Special One se la prende pure con gli arbitri, che stanno ulteriormente complicando le cose. Ma anche per la Roma il divario tecnico da Inter e Milan è palese. In due anni e mezzo scarsi, 3-4 sessioni di mercato, il gap fra le formazioni capitoline e le corazzate del Nord è diventato allucinante. Fra i tifosi l'impressione è di essere tornati indietro di 10/15 anni, a differenza del salto prospettato in estate. Gli sbarchi di allenatori di grido come Mourinho e Sarri avevano fomentato le folle delle due sponde del Tevere, ma ora rischiano di diventare enormi “toppe” di crepe neanche troppo nascoste. Almeno la Roma ha fatto qualche compra in più (Abraham, ora Sergio Oliveira) per il suo allenatore, Sarri invece prega per Immobile, quasi out col Bologna per una forte contusione. A gennaio è arrivato al fotofinish lo sconosciuto Jovane Cabral (nemmeno convocato a San Siro per i chili di troppo dopo 45 giorni) al posto di Muriqi, come vice. Dov'è la programmazione? A Trigoria e Formello ormai regna l'improvvisazione. Continuando così, si allungheranno ancora le distanze da Milan e Inter. E, cosa ancor più grave, quelle di Mourinho e Sarri a giugno rischiano di essere state solo delle brevi e scomode vacanze romane.

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