Roma, Dzeko gol e paradossi: il bomber è nella storia, ma non è nel cuore di tutti

foto Mancini
di Alessandro Angeloni
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Martedì 20 Ottobre 2020, 07:30

 Numeri su numeri, eppure, qualcuno - che avrà di sicuro le sue ragioni - storce il naso su Edin Dzeko. Forse il bosniaco non trasmette passione e succede; forse pesa il fatto che per due anni di seguito stava per andare via e tanti attribuiscono questa scelta (o colpa) solo a lui; forse perché da queste parti ci si affeziona ad calciatori con sagome caratteristiche diverse, con una faccia più arrogante, anche se segnano meno gol. Questione di carattere, di empatia, non solo di numeri, insomma. Ma noi di questi dobbiamo parlare e (anche) su questo va valutato un calciatore, il resto è opinione, come detto, sempre legittima. Edin, come spesso si sottolinea, non è un bomber autentico, è poco cattivo, eppure pian piano sta scalando la classifica dei marcatori migliori della storia romanista. Sono 80 le reti realizzate da Edin in campionato, 80 dal 2015, anno in cui ha messo piede in Italia. Meglio di lui solo Totti, Pruzzo, Amadei e Montella, gente che con la Roma ha vinto uno scudetto. Non gente qualunque, insomma. Superato, con la doppietta al Benevento, Rodolfo Volk, ormai alle sue spalle a quota 79. Dzeko è un tipo molto particolare, molti lo raccontano come estremamente permaloso: soffre gli umori esterni (e interni, vedi le discussioni con Petrachi lo scorso anno), qualche critica di troppo. Non è molto espansivo, non è accattivante con i tifosi. Non tira fuori i denti, la vena, è solo un professionista che ama il suo lavoro e, anche se non sembra, la Roma. 
QUESTIONE DI INGAGGIO
A testimoniarlo anche le storie social che pubblicano lui e la moglie, l’affezione per questa città e per i suoi colori è indiscutibile. Il problema, che gli viene attribuito, è l’ingaggio che, in questa fase storica del calcio, diventa insostenibile.

E’ un po’ ciò che accadde a Montella sul finire della sua carriera, quando ogni prestito che accettava, veniva vissuto come una vittoria in società, fino a quando Vincenzino stesso, ormai logoro, spalmò il suo oneroso ingaggio, diventando tecnico dei Giovanissimi nazionali. Dzeko ha voglia di giocare, non tanto di spalmare, ma di sicuro non vuole mancare se la società gli chiedesse un sacrificio. L’Inter, la Juve e in mezzo il Chelsea, sono squadre che lo hanno corteggiato in questi anni (e almeno Conte lo vorrebbe anche a gennaio) e la Roma non si sarebbe strappata i capelli davanti a una sua partenza. Ora si è ritornati di nuovo insieme e chissà quanto questo matrimonio durerà, calcolando che Edin è un classe ‘86 e in futuro, quel ruolo, dovrà per forza essere occupato da un altro più giovane. Milik resta in ballo, per ora il concorrente stimolante è Borja Mayoral. A gennaio si faranno i conti, quando il mercato verrà riaperto. E fino a quel periodo, Dzeko proverà a scalare ancora le classifiche dei bomber giallorossi. Se sono 80 in campionato, sono 108 (60 in casa, 48 in trasferta) complessivi (15 in Champions, 11 in Europa League, 2 in Coppa Italia). Non numeri qualunque. A Roma si vive questo paradosso, che uno come lui non riesce ad accontentare tutti, come fece ad esempio Voeller, che ha numeri nettamente inferiori, o addirittura Rizzitelli, due personaggi a cui il romanista è - giustamente - affezionato. Ma come detto, i numeri parlano chiaro. Edin ha segnato in 83 partite e quando è successo la Roma ha vinto 66 volte, 9 le ha pareggiate e il resto le ha perse. Sono stati 30 i gol decisivi per la vittoria. Ecco, la vittoria di squadra: quella manca. E non solo a lui.

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