Roma, i giorni di Dybala: Paulo non si sente ancora pronto. Ma Mou spera di averlo a Budapest

Con Dybala in campo le chance aumenterebbero a dismisura. Basta analizzare il rendimento della Roma con la Joya e senza: 36 gare stagionali con il campione di Laguna Larga in campo, 19 vittorie (53%), 5 pareggi e 12 ko

Roma, i giorni di Dybala: Paulo non si sente ancora pronto. Ma Mou spera per Budapest
di Stefano Carina
3 Minuti di Lettura
Sabato 27 Maggio 2023, 06:21 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 12:04

Se per Enrico di Navarra, Parigi valeva bene una messa, figuriamoci per José da Setubal se Firenze non può trasformarsi in un «serio allenamento». Sull'altare del sovrano, in gioco c'era il regno di Francia; su quello di Mou, in modo molto più prosaico, la gloria eterna a Budapest. Ma tra giocare una finale e vincerla, il confine è labile. Come quello che demarca la presenza o meno di Dybala in campo mercoledì. Inutile girarci intorno: qualcosa nella vicenda non quadra. Tra il pessimismo cosmico di José («Sarei già contento se potesse giocare 15-20 minuti») e l'ottimismo velato di Pinto («L'obiettivo è quello di farlo arrivare bene alla finale»), senza contare quello off record di chi conosce bene il ragazzo, passa la differenza che c'è tra il giorno e la notte. E non perché si voglia additare il portoghese di una pre-tattica che non avrebbe senso. Lo stesso José, infatti, nel post-gara di Leverkusen aveva tracciato la road-map che aveva in testa per l'argentino: «Mi auguro che possa trovare la condizione nelle due gare contro Salernitana e Fiorentina». Lunedì scorso, invece, la Joya è rimasta a guardare. Cosa è successo?

Roma-Siviglia, la storia di Marta: «Mi laureo in biologia ma mio papà non verrà perché preferisce andare a Budapest»

IL RETROSCENA

Semplice. La mattina della rifinitura, quando tutto lasciava presumere che avrebbe disputato almeno un tempo, l'attaccante ha detto a Mou che non se la sentiva, lamentando ancora dolore alla caviglia martoriata da Palomino lo scorso 24 aprile. Il tecnico portoghese ha alzato le mani. Del resto dopo oltre 20 anni in panchina ha imparato che i calciatori non sono tutti uguali. Terry, ad esempio, ha rivelato un paio di anni fa un aneddoto curioso del suo rapporto con lo Special: «Una volta mi ero infortunato seriamente alla caviglia e sarei dovuto restare fuori un mese. Mou venne nella stanza del recupero infortunati e vidi che mi ignorava. Parlava con tutti meno che con me. Non lo potevo accettare essendo il capitano. Chiamai così il dottore e gli dissi di farmi un'iniezione per giocare il giorno dopo». Paulo è diverso e rispetto all'inglese si gioca molto di più. In palio infatti c'è una finale. Importante per lui (che non ha mai vinto un trofeo europeo) e per la Roma che dopo Tirana cerca il bis.

 

CONFRONTI

Con Dybala in campo le chance aumenterebbero a dismisura.
Basta analizzare il rendimento della Roma con la Joya e senza: 36 gare stagionali con il campione di Laguna Larga in campo, 19 vittorie (53%), 5 pareggi e 12 ko. Senza, invece, appena 6 successi (38%), 3 sconfitte e 7 pari. Se non bastasse, con Dybala a guidare l'attacco 50 reti segnate (media 1,4). Senza, appena 19 (1,2). In campionato la media punti viaggia a 1,8 quando l'argentino c'è; 1,4 quando è costretto a restare i box. Numeri che dicono molto. Non tutto. Perché averlo anche a mezzo servizio regala convinzioni e certezze ad un gruppo che altrimenti vaga in cerca di una guida tecnica. Ricordate ad esempio Roma-Torino? Nemmeno un tiro in porta degno di nota per 70 minuti. Entra Paulo, si accende la luce: 10 tiri, un palo e il gol del pari. Oggi, dopo aver lavorato a Trigoria, guarderà la partita a casa. A Budapest è sicuro di andare in panchina. Per qualcosa di diverso, l'ultima parola spetta a lui. Anche perché dipendesse da José, lo farebbe giocare anche con una gamba soltanto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA