Il più bel regalo di Natale, sarebbe rivederlo a Trigoria il 26, alla ripresa degli allenamenti. Mourinho già sa che non accadrà e che dovrà rassegnarsi e attendere, nella migliore delle ipotesi, almeno altri 2-3 giorni. Dybala, infatti, come accaduto già agli altri tre nazionali giallorossi, una volta laureatosi campione del mondo con l'Argentina, avrà diritto ad una decina di giorni di vacanza. Né più né meno di quanto toccato già ai suoi compagni di squadra. Viña, ad esempio, eliminato con l'Uruguay il 2 dicembre, è tornato a Trigoria il 14 come Zalewski che tuttavia si è decurtato un paio di giorni, essendo stato estromesso con la sua Polonia dal mondiale il 4. Rui Patricio, invece, ko con il Portogallo contro il Marocco il 10 dicembre, pur non avendo disputato nemmeno un minuto ha raggiunto i compagni soltanto l'altroieri. Ricapitolando: 12, 10 e 10 giorni. E anche se la Roma non ha una soglia minima sindacale, ma affronta le questioni singolarmente, considerando che il calciatore, dopo il rientro a Buenos Aires, ha raggiunto Cordoba e poi Laguna Larga per salutare il fratello Gustavo e gli amici d'infanzia (prima di ripartire con la fidanzata Oriana Sabatini), appare difficile vederlo sbarcare a Roma prima di giovedì 29.
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José (per il quale in Portogallo, nonostante le smentite in privato della Roma, continuano a credere nella possibilità di vederlo prossimo ct) lo aspetta, come un bambino che non vede l'ora di scartare il regalo sotto l'albero. Anche il ritiro in Algarve, prossimo a calare il sipario (oggi ultima amichevole contro gli olandesi dell'RKC Waalwijk alle ore 16, diretta Dazn, e poi rientro in serata in Italia), ha detto quello che già sapeva. Al di là di una forma atletica da ritrovare, c'è una Roma con Paulo e un'altra senza. Inutile girarci intorno, sperimentare una squadra con il falso nueve, un'altra con Abraham e Zaniolo in coppia, una che difende a quattro o un'altra che lo fa a tre.
LA CONFIDENZA
Non resta quindi che attendere. In questi giorni Paulo è stato frastornato dall'affetto ricevuto. Da Buenos Aires a Laguna Larga, è stata una carrellata di emozioni che saranno difficili da dimenticare: «Nel calcio può sempre accadere di tutto - ha raccontato in una delle tante interviste rilasciate in patria - ma ritengo che la nostra rimarrà la più bella finale di tutti i Mondiali. Sono felice di aver dato il mio contributo. È stato un giorno indimenticabile. Rimarremo nella storia. Il rigore calciato centrale? Ho cambiato idea proprio all'ultimo. Inizialmente volevo incrociarlo, proprio sul lato dove si è tuffato Lloris. Poi mi sono ricordato quello che mi aveva detto El Dibu Martinez. Ossia, che dopo un errore i portieri si tuffano sempre da un lato. E allora, visto che la Francia aveva sbagliato, l'ho calciato forte e centralmente. Per fortuna è andata bene». Più che bene. Quando la palla è entrata, oltre ai 48 milioni di argentini, anche la Roma, che si trovava a 8mila chilometri di distanza, in una sala adibita a cinema nel resort di lusso che la ospita a Albufeira, ha esultato. Perché al di là dell'affetto del gruppo (a tal proposito: oltre agli sms privati, ieri la Joya ha messo un mi piace ad una foto che ritraeva Mourinho da solo sul campo di allenamento in Algarve) riavere Dybala carico mentalmente è la chiave per la seconda parte stagione. E se tornerà non prima del 29 dicembre, amen, lo si aspetterà. Da Paulo, infatti, dipendono le sorti della stagione romanista.