Verdone: «Una squadra intelligente, tutta forza e cuore. Mou piange? Ha ansie ed emozioni come noi»

Verdone: «Una squadra intelligente, tutta forza e cuore. Mou piange? Ha ansie ed emozioni come noi»
di Andrea Sorrentino
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Giovedì 26 Maggio 2022, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 13:30

Carlo Verdone, è appena terminata Roma-Feyenoord: dove l'ha vista?
«Fuori Roma, purtroppo non a Tirana. Che sofferenza è stata...»
Sulle spine fino al 90', ma la Roma ha tenuto.
«Grandissima la sofferenza ma enorme la prestazione difensiva. E' stata la vittoria della difesa. Ho visto una squadra concentrata come non mai, ci hanno messo intelligenza, forza e cuore. Non è stata una partita stupenda dal punto di vista del gioco, era molto ostica, le squadre si temevano, avevano paura tutte e due. Molto dura. Secondo me abbiamo preso un sacco de botte da questi olandesi, mi sembravano piuttosto violenti, ci hanno proprio menato. Ma la Roma ha tenuto, si capiva che voleva vincere. E ti credo: non vincevamo una coppa europea da sessant'anni!».

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Giudizio sulla stagione?
«Non avremo fatto un grandissimo campionato ma Mourinho e questi ragazzi ci hanno regalato una soddisfazione enorme, siamo l'unica italiana ad aver vinto una coppa internazionale. Non sarà la Champions, ma chi se ne importa: ogni coppa è difficile. Qui c'erano squadre dure, rognose, anche se magari non eleganti. Guardate cosa abbiamo subito in Norvegia, fu una sconfitta terribile, un'umiliazione, che però è servita. L'allenatore non si è scomposto, è andato avanti, sicuro che l'avrebbe raddrizzata, e ha messo le cose a posto. Vedo tutti i giocatori maturati. L'esempio è Ibanez: mai visto difendere così bene, è stato grandioso, anzi straordinario insieme a Smalling».
Mourinho è stato il grande artefice.
«Ha raccolto un mosaico disarticolato, infatti lui l'aveva detto che questa non era una squadra per lui, è stato Mourinho che è venuto da noi a risolvere la situazione, non una grande Roma che si è offerta a lui.

Alla fine questo mosaico è riuscito a levigarlo bene, rimanendo composto, professionale».

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Poi alla fine ha pianto, ha visto?
«Ma certo, ci mancherebbe. Perché alla fine è un emotivo anche lui, mica è vero che è un uomo di ghiaccio. E' un essere umano quindi ha le sue emozioni e le sue ansie. Mi sembra un tipo autoritario coi giocatori, e senz'altro lo sarà, poi ha le sue fragilità, e vorrei vedere che non le avesse. Era teso perché voleva e doveva vincere questa coppa, anche per dare un senso alla sua venuta a Roma. Gli hanno dato del bollito, pensa... ha preso una squadra che certamente non poteva competere per lo scudetto, poi ci ha portato a uina finale europea e l'ha vinta. Quindi è solo da ringraziare».
Come Zaniolo, per il gol della vittoria?
«Anche a lui, certo. A lui cento volte grazie. Un gol stupendo. E' un ragazzo da non perdere. Potente, veloce, intelligente, rapido, speriamo tanto rimanga a Roma. Perderlo sarebbe una rovina».
Cosa le è piaciuto di più della stagione?
«Lo stadio pieno di romanisti, anche ieri sera: 50mila all'Olimpico per una partita sui maxischermi... cose che succedono solo per i Mondiali. Il ritorno della gente allo stadio, quest'anno, anche con le famiglie e i bambini, è stata forse la cosa più importante di tutte. Anche più della vittoria in finale».

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