Roma, contro il Bodo vale per tre: Mou cerca il successo per il primato e per la serenità

foto Mancini
di Alessandro Angeloni
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Giovedì 4 Novembre 2021, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 16:47

Sarà stonato, paradossale, eppure è così: Roma-Bodo non è una partita come le altre. Roma-Bodo, sì, quarta giornata della fase a gironi di Conference, non la finale di Champions, non il derby, non le eccitanti sfide con Juve o Milan. Siamo nel cuore della coppetta che «non appassiona» Mourinho, eppure l’impegno di stasera crea l’atmosfera. José è carico (e un po’ arrabbiato per quello che sta accadendo in campionato, tra sviste arbitrali e prestazioni non sempre speciali) ma ha la faccia di quello che non vede l’ora (non ha mai preso sei gol nella sua vita), anche se per lui le competizioni stimolanti sono altre, campionato compreso, dove la Roma è sul filo del quarto posto e domenica a Venezia è costretta alla vittoria per non perdere terreno. Stasera, lui e la sua squadra dovranno rendere conto a quei quarantamila appassionati che popoleranno l’Olimpico, che torni a essere un fortino dopo essere stato violato dal Milan, e magari anche a chi era presente nel gelo norvegese, spettatore diretto di quella vergogna (citando lo Special); Mou dovrà tirar fuori la vittoria, che manca all’Olimpico da un mese, possibilmente eclatante, per fare punti necessari per riconquistare la prima posizione, persa nella infelice notte norvegese, nella quale il Glimt partorì sei reti.

Quella gara non ha compromesso nulla, ha solo creato un punto di vergogna, che ha portato all’esclusione di alcuni calciatori, presenti a Bodo (Reynolds, Diawara, Villar e Mayoral, più, inizialmente, Kumbulla e ora qualcuno può tornare), ha rotto equilibri familiari (la Roma è una famiglia, calciatori e tecnico lo sostengono spesso), ha scontentato più di qualcuno, che ormai aspetta solo gennaio per salutare.

Da quella sera, la Roma ha perso smalto (pari e sconfitta con Napoli e Milan, vittoria a Cagliari) ed entusiasmo. Anche Mou sta aspettando gennaio, per ricominciare con qualche rinforzo anche se continua a fidarsi «di tutti i giocatori: da Shomurodov a Mayoral». Anche di Smallingi, volato a Londra, accompgnato dal dottor Manara, per un controllo. In campo intanto vanno gli stessi, ora con Felix Afena in più («ha caratteristiche non comuni in squadra», Mou dixit) ma oggi il ghanese non c’è, non è in lista. Mou non concederà il palcoscenico ai ragazzi di Bodo, ma solo a qualcuno di loro, come Abraham, il cui ultimo gol risale alla trasferta contro lo Zorya, in Conference, il 30 settembre. «Nel calcio capita di avere alti e bassi, è nei momenti peggiori che si impara di più di sé stessi e della squadra. Voglio tornare al gol», le parole dell’inglese.

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RIVINCITA

Nessuno lo dice, ma la sete di rivincita è inevitabile, fa parte dell’uomo. C’è voglia di dimostrare che quella di quindici giorni fa è stata solo una parentesi, una serata storta. Che la Roma è altra cosa, è quella che combatte fino all’ultimo contro il Milan, nonostante qualche decisione arbitrale discutibile. «A Bodo abbiamo sbagliato tutti. Abbiamo perso come squadra e stavolta vogliamo vincere come squadra. Non giocheranno gli stessi. Quella sera ho avuto troppe paure prima della partita, del campo, del freddo e degli infortuni, ma non ho avuto paura della partita». E chi può, deve oscurare quella serata, per tutti, «indimenticabile». Non c’è Pellegrini, infortunato, c’è Zaniolo, che all’andata era assente. Viña in bilico, pronto Calafiori. Da quella sera, qualcosa è cambiato. Da stasera, forse, qualcosa può cambiare di nuovo. 

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