Real Madrid, i nomi per ripartire: da Zidane a Mourinho e Allegri

Real Madrid, i nomi per ripartire: da Zidane a Mourinho e Allegri
di Benedetto Saccà
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Giovedì 7 Marzo 2019, 11:25
Pieno dramma, anzi melodramma. Tifosi in palese sbandamento, squadra altrettanto, giornali in apnea. Sembra un’operona lirica e invece è il Real Madrid, il club campione d’Europa e del mondo in carica. L’allenatore Santiago Solari, pescato dal vivaio nello scorso ottobre per sostituire d’urgenza Julen Lopetegui, adesso è naturalmente e logicamente in bilico, dopo la pessima figura (1-4) e l’eliminazione rimediate l’altra sera al Santiago Bernabeu contro l’Ajax. Perché sempre un’onta è uscire dalla Champions per il Madrid, figurarsi lasciarla dopo una rimonta subìta in casa. Inaccettabile.

L’INIZIO DEL TRAMONTO
Così la stampa spagnola ripete da martedì notte quattro parole spesso tragiche, specie se abbinate al Real: ovvero: fine di un ciclo. Tuttavia il tramonto dell’impero dei blancos è cominciato nel giorno esatto in cui Cristiano Ronaldo ha salutato la Spagna ed è planato a Torino. Per cui bisogna risalire alla scorsa estate e non certo alla partita contro gli olandesi, che ha mostrato una squadra orientata verso il futuro e un’altra (il Real, per capirsi) ripiegata, alla ricerca di un’identità perduta, del tutto priva di un qualsiasi orizzonte futuro. Nella notte, come si diceva, il presidente Florentino Perez ha riunito i dirigenti per una riunione che è rotolata fino all’alba. E già dopo la partita il presidente ha avuto anche una lunga e profonda chiacchierata con Solari. Come si può immaginare, Perez è furibondo: vorrebbe cacciare Solari immediatamente e, soprattutto, non può tollerare l’idea che il Madrid non abbia più la possibilità di vincere mezzo titolo stagionale già all’inizio di marzo.

I NOMI
Di nomi legati a possibili sostituti tutti hanno una lunga lista: che parte da Guti e arriva a Pochettino, passando per Klopp, Mourinho, Allegri e Zidane. Insomma un disegno esatto non esiste. Ed è forse questo il grande (e grave) peccato della squadra e della società: non aver saputo cambiare, prima di essere obbligata a farlo.
 
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